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Dalla sua Trieste mitteleuropea una vis letteraria universale

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Il «mito absburgico» anzitutto, cui ha dedicato uno studio specifico nel 1963, seguito poi da testi fondamentali come «Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale» (1971), «Itaca e oltre» (1982), «L'anello di Clarisse» (1984), «Danubio» (1986), straordinario taccuino di viaggio, che subito diventa, dal suo avvio, una sorta di viva filtrazione all'interno della tragedia novecentesca che quelle acque vissero in prima persona, assieme alle vittime. Alcuni testi di narrativa rappresentano un sicuro aggancio per questo romanzo di oggi: «Illazioni su una sciabola» (1984), «Un altro mare» (1991), «Microcosmi» (premio Strega 1997), tutte opere esemplari in cui la realtà storica che opera sullo sfondo diventa il punto d'incontro con l'immaginario, fino a scandirne i tempi e le ragioni, con ritmi narrativi interni di assoluta efficacia. Da ricordare ancora il saggio «Trieste. Una identità di frontiera» (1987), atto d'amore verso la città natale. W. M.

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