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Messi in disparte gli autori di best-seller

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Fari puntati sui romanzieri extraeuropei

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Ma conserva ancora, ahilei, qualche traccia d'acne giovanile. Come tutti gli adolescenti, che per loro natura e condizione sono ansiosi di mostrarsi adulti, e per esempio si sforzano di parlare difficile, la Fiera del Libro continua a fare il tifo per i temi "alti", che suonano dolci e melodiosi alle orecchie degli addetti ai lavori, e a trascurare quelli "bassi", che affronta, quando li affronta, con seriosità e degnazione, a sopracciglio inarcato. Dal cappello della Fiera del Libro, che in teoria dovrebbe esplorare, per aiutarci a capirle, le autentiche abitudini di lettura del pubblico italiano, continuano a saltar fuori conigli e piccioni che, con le letture degl'italiani e i loro consumi editoriali, hanno un rapporto, quando va bene, soltanto astratto e vagulo. È alle relazioni più o meno pericolose tra "sogno" e letteratura, per esempio, tra "sogno" e utopia, tra "sogno" e quant'altro, che la fiera sabauda dedica la sua diciottesima festa di compleanno. Un tema "altissimo", anche un po' indecifrabile, persino un po' gaglioffo e peregrino, che non sembra destinato a suscitare l'entusiasmo di nessun lettore, nemmeno del più accanito ultras del fantastico. In compenso è un argomento che manderà certamente in sollucchero l'intellighenzia snob. Gli snob, che sono una minoranza apprezzata ma trascurabile dei lettori che si presentano con un libro in una mano e la carta di credito nell'altra alla cassa delle librerie, si godranno probabilmente anche l'altro tormentone della fiera di quest'anno: i colloqui pluriquotidiani con gli autori ospiti della rassegna "Madre lingua", dove vedremo sfilare scrittori "principalmente extrauropei", e certamente importanti, dal linguista franco algerino Claude Hagège al grande poeta australiano Les Murray, dalle marocchine Calixthe Beyala e Yasmine Chami al libanese Selim Nessib. Come al solito, tuttavia, non ci saranno iniziative analoghe per gli autori effettivamente frequentati (per passione, senza contropartite né retropensieri) dai lettori italiani in carne e ossa: gli scrittori di genere, quelli "di successo" o anche soltanto "di moda", quelli senza uno straccio di pedigree culturale, gl'intrattenitori, i narratori naturali, le macchine letterarie per ammazzare il tempo. Domenica prossima, per capirci, il sindaco di Roma Walter Veltroni presenterà «Senza Patricio», il suo ultimo libro, ormai già un po' stagionatello. Non sapete di che cosa parla Senza Patricio? Be', secondo il soffietto editoriale si tratta d'"un emozionante viaggio in Argentina e nell'intenso rapporto tra padri e figli", nientemeno. Sempre Veltroni, insieme alla neopresidentessa della Regione Piemonte Mercedes Bresso e a Sergio Chiamparino, sindaco della capitale sabauda, batterà personalmente un colpo anche durante l'incontro dedicato, un po' misteriosamente, a "Torino capitale mondiale del libro 2006 con Roma". Siamo certi che dietro quel "con Roma" finale, col quale l'amministrazione della Città Eterna sembra pretendere da Torino la sua fetta di torta culturale, ci sia qualcosa di romanzesco e d'avventuroso, o almeno di geopolitico, più che in qualunque viaggio, per quanto emozionante, in Argentina e nel rapporto tra padri e figli. Ma intanto il romanzesco propriamente detto, cioè la sostanza stessa della letteratura, appare annacquato, come il principio attivo in una medicina omeopatica, nei dibattiti annunciati dalla Fiera del Libro 2006. Siamo a Torino, per dire, dove nell'ultimo anno sono stati ambientati almeno tre o quattro romanzi molto gettonati sui misteri della Sacra Sindone in chiave di feuilleton, ma la Fiera del Libro dedica a questo fenomeno letterario, il fumettone esoterico e religioso che trionfa in tutte le classifiche librarie, giusto un incontro con Julia Navarro, autrice del

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