Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il millennio di Carvalho

Esplora:
default_image

È uscito in Spagna il romanzo postumo di Vázquez Montalbán con il suo famoso detective

  • a
  • a
  • a

..». Era il 1974 — ricorda il compianto, indimenticabile Manuel — e dovranno passare esattamente trent'anni da quell'oracolo perché la figura e le imprese del celebre commissario venissero alla luce in un testo, «Milenio Carvalho» (Planeta ed., 421 pagine, 27.50 euro) che lo scrittore, tragicamente scomparso l'anno scorso a Bangkok di ritorno da Sidney, non potrà rileggersi, magari divertendosi come era solito fare quando gli capitava di ripassare il testo diventato libro, qualcosa di tangibile e palpabile, a disposizione del suo pubblico, della sua gente. La quale, in questo romanzo postumo, troverà un Carvalho nuovo, un po' diverso da quello che aveva imparato a conoscere nel corso dei passati anni, quando questa singolare figura andò a unirsi a Sherlock Holmes, ai Maigret, ai Poirot di antica memoria. Non è davvero qualcosa di consueto che un commissario di polizia venga accusato di assassinio, assieme al suo inseparabile amico e collaboratore Escuter, mentre sono in navigazione su un traghetto verso Genova sotto falsi nomi, tutti letterari, e di certo fra i più stravaganti, Bouvard e Pécuchet, figli a sua volta di Gustave Flaubert. In loro compagnia naviga una signora Lissieux, con la quale Biscuter sembra intendersi a meraviglia: «Biscuter aveva trascorso l'intera traversata telefonando al cellulare e parlando con la dama francese che le comparve all'improvviso. "Madame Lissieux", si presentò. I due erano ingolfati in una discussione che a Carvalho parve maieutica, con un sottofondo sonoro che accompagnava dolcemente la traversata da Barcellona a Genova...». Quando si arriva alle presentazioni, e la dama chiede a Carvalho la sua professione, Milenio si comporta da vero detective: «Sono specialista in diminutivi nella letteratura medioevale spagnola», e Biscuter approva con un lieve cenno del capo. D'altronde i due detective, fin dall'inizio del viaggio, avevano preparato un curioso piano di falsificazioni, con tanto di doppia documentazione, ben compresi gli organismi della Fao e della Oms. Era inevitabile, pena il fallimento dell'inchiesta. All'approdo sul suolo italiano, la dama sparisce, ancora prima che andassero in tilt i freni dell'auto che doveva condurli a destinazione. I due segugi invece proseguono il loro viaggio fino in Grecia, ben decisi a compiere il giro del mondo. Il quale si sviluppa in modo esilarante e fantastico: «Di fronte all'hotel incontrarono un gruppo nutrito di guardaspalle, mentre fra coloro che arrivavano riconobbero Shimon Peres, un politico socialista che aveva governato una coalizione con Ariel Sharon, considerato dai palestinesi il macellaio di Sabra e Chatila». Hanno una lunga carriera di gorilla alle spalle, questi signori: la Cia, Kennedy: «A Madrid è più facile raggiungere il potere...» commenta il commissario. «Come sono?» — «Differenti...» «Migliori?» — «No, ma tengono il potere e cambiano d'abito secondo l'uso del potere...». È ben difficile far credere che i due siano dei turisti, e il viaggio che doveva essere così gradevole, non tarda a trasformarsi in una fuga disordinata: altro che vacanza! È una persecuzione. I due sono costretti a viaggiare su carri di gente muta: «O morta» aggiunge lo spiritoso detective, impacabile alter ego di Manuel. Da Israele alla Turchia, fino a Kabul dove li attende una insospettabile missione che dovrebbe porre fine alla spericolata avventura: «I tipi che incrociavano al bordo della strada erano tanto simili a degli afghani che gli sembrava di aver già cambiato paese. Uguali le strade e i cieli, i dirupi e le pianure verdi anticipavano il Penjab o l'Himalaya, prima di arrivare in India e cercare riposo nella vallata del Gange». Un giro del mondo con la lente del detective, ma anche con piatti a pentole, poiché Manuel da grande buongustaio non trascura l'arte

Dai blog