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PARIGI — È anche grazie al talento e alla fantasia italiana, che la settimana parigina del pret-a- porter ha chiuso in bellezza.

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Non c'era in giro quell'aria frizzante che caratterizza sempre la moda parigina, fatta di signore che sgomitano per entrare, paparazzi che fanno la fila, studenti di design che supplicano per un invito, feste a ripetizione e una stampa francese mobilitata a rendere omaggio alla materia prima nazionale, la creatività innovativa. Tutto questo è stato in tono minore, fino a quando le passerelle sono decollate e, in soli tre giorni, è successo tutto. Sabato è stato Jean Paul Gaultier (che non aveva convinto con la propria griffe) a sbloccare le emozioni con la azzeccata sfilata di Hermes, e con la splendida messinscena nel maneggio dell'Ecole Militarire. Nella stessa giornata, John Galliano, un altro che prima aveva deluso con Dior, è stato molto adrenalico con la collezione della griffe che porta il suo nome. In serata, la festa per l'inaugurazione del negozio Roger Vivier (marchio storico di calzature, acquisito da Diego Della Valle e gestito da Ines de la Fressange) aveva poi risvegliato anche il tono mondano della settimana. Ma la svolta è arrivata, con la bella collezione «berlinese» di Valentino e, a tarda sera, con la sfilata «cinese» di Tom Ford per Yves Saint Laurent: protagonisti, dunque, uno stilista simbolo dello stile italiano e un texano che è stato allevato nel gusto di Gucci. Infine, la grande affermazione del sardo Antonio Marras da Kenzo (roba da far inorgoglire tutta la stampa italiana) e la bellissima sfilata da Romeo Gigli, altro italiano che a questo punto meriterebbe più dedizione. Se poi si vanno a vedere i nomi dei produttori della moda francese, si scoprono tante di quelle etichette «Made in Italy» su vestiti, maglie, scarpe e pellicce, che l'orgoglio nazionale rischia di superare la «grandeur» francese. Passando alle tendenze emerse a Parigi, brevemente ricordiamo: il ritorno prepotente della gonna, mai mini e nemmeno troppo lunga (se non per la sera), a sfioramento sensuale del ginocchio, o poco sotto. Può essere stretta e diritta, ma quasi tutti l'hanno proposta anche a balze (una vera ossessione ), o danzante di godet, con vita sottile e alte cinture. Un forte tendenza, infatti riguarda (sin troppo) gli Anni 50, inclusi vitino da vespa, golfino e quanti. Le giacche, che erano sparite per tante stagioni, tornano alla ribalta in tutte le forme, dalla cavallerizza alla cinese, ma sempre ben aderenti. Un altro filone, in contrasto con questo, riscopre invece i blazer ampi, la forma a uovo, i capi spalla oversize. E qui il gioco diventa quello del maschile-femminile, con uno scambio di generi che è stato il liet-motiv della settimana: «maschiette» e «femminetti», ma anche affascinanti donne con cravatta e gioielli, in bianco e nero alla Helmut Newton, quasi sempre in pantaloni. Molto in voga pelle e pellicce, addirittura un'ossessione per i bijoux, veri o finti, ma messi dappertutto, perfino su scarpe e borse. Le calzature tendono alla punta rotonda e al tacco più grosso, ma sempre alto, viceversa sono molte le case che scelgono la suola piatta, per ballerine e stivali. Infine, il genere etnico rivisitato e lo stile nomade di lusso: può essere una moda coloratissima e multiculturale, oppure più concettuale e minimale, ma sempre molto trendy da portare, magari con l'aggiunta di tocchi stravaganti personali e senza griffe.

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