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Il buco nero dietro l'angolo

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Tra pochi giorni sarà nei cinema il film «Che sarà di noi», storia di tre ragazzi che dopo l'esame di maturità partono per una vacanza che però non sarà spensierata. Incombe l'ossessione per un futuro che tutto appare meno che certo. Il regista Giovanni Veronesi ha scritto la sceneggiatura con il giovane Silvio Muccino, che ne è anche protagonista. «È una storia che sento visceralmente mia - dice il 21enne Muccino - Non è una vicenda autobiografica, ma nasce dall'esigenza di raccontare l'incertezza che ti assale quando hai diciannove anni, finisci il liceo e improvvisamente ti ritrovi davanti un buco nero». Ma come nasce questo malessere? Dà una risposta Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello Sviluppo all'Università «La Sapienza»: «C'è una frattura tra le generazioni, oggi i giovani vivono in spazi diversi dagli adulti. È un fenomeno che si è acceso dopo il Sessantotto, ma viene da lontano. È uno dei malesseri del Novecento, i primi a parlarne furono i futuristi». «Molti adulti si sono convinti che non hanno nulla da insegnare, a causa dei veloci cambiamenti tecnologici. Anche i giovani sono portati a a dire: "ai tempi tuoi era tutto diverso"», prosegue la Oliverio Ferraris che sull'argomento ha scritto due libri: «Crescere. Genitori e figli di fronte al cambiamento» edito da Cortina e «La forza d'animo», Rizzoli. «In più - aggiunge - c'è il mercato che gestisce i giovani per vendergli delle cose. Guardiamo il mondo delle discoteche, aperte fino alle cinque del mattino. È come se si vivesse divisi: gli adulti di giorno e i giovani di notte». «Ma tutto questo è sbagliato - conclude Anna Oliverio Ferraris - Alla fine si cambia quando i giovani entrano nel meccanismo del lavoro».

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