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«Le mie scarpe fanno sognare»

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E qui negli Stati Uniti gli ordini da parte dei clienti tra cui Saks, Bergdorf Goodman e Jeffrey sono sempre in crescita tanto che questo mercato è diventato tra i più importanti per l'azienda veneta. Un'azienda gestita da René Caovilla, appunto, con sua moglie Paola che si occupa di pubbliche relazioni, mentre il figlio Edoardo segue altri interessi di famiglia tra cui un'azienda agricola in Toscana. Abbiamo incontrato a New York la figlia maggiore, Giorgia, arrivata in concomitanza del FFANY Show, la fiera di calzature che si tiene qui due volte l'anno. Due aggettivi per descrivere la scarpa Caovilla? «Un oggetto del lusso decisamente sexy che fa sentire giovane qualsiasi donna, anche quella che non lo è più». Il tacco alto per la donna bassa e viceversa? «No, il tacco alto è per tutte quelle donne che tengono alla propria femminilità. Mio padre dice che la scarpa è l'ultima cosa che una donna dovrebbe togliersi prima di andare a letto». Suo padre, il creatore di queste scarpe da sogno, un vero e proprio oggetto del desiderio. Da dove prende ispirazione? «Ovunque, ma soprattutto dagli oggetti antichi. Spesso dai quadri, sia che si trovino in un museo che al mercatino delle pulci». Giorgia, qual è il suo ruolo all'interno dell'azienda? «(ride) Diciamo che sono la persona che cerca di risolvere i problemi». La richiesta più strana avuta da una cliente. «Una scarpa con tacco pieno tempestato di diamanti che noi avevamo proposto in cristalli Swaroski. L'ha ordinata in tre colori diversi». E adesso, il nome. «Non posso. Le dico però che tra le celebrities americane che indossano le nostre scarpe ci sono Halle Barry, Serena Williams, Sharon Stone, Liz Taylor». Giorgia, un suo difetto. «La pigrizia». Un pregio. «L'umiltà, anche se dirlo non lo è già più». Un suo sogno nel cassetto «Diventare quello che è Manolo Blahnik qui negli Usa: uno status symbol». Qual è il suo rapporto con New York? «La amo. Anni fa ci lavoravo per Ralph Lauren, e quando rientrai in Italia decisi che dovevo trovare una scusa per tornarci più spesso. Iniziai a lavorare in azienda e dopo poco ritornai qui per presentare le nostre scarpe. Succedeva quattro anni fa e il primo cliente fu Bergdorf Goodman». Due proposte per il prossimo inverno. «Lo stivale ricoperto da una cascata di piume di struzzo bianche o nere e poi il nostro ever-green, il sandalo-serpente: soltanto un filo tempestato di cristalli che cinge la caviglia, riproposto in cavallino panterato». Progetti per il futuro? «Sì, l'apertura della boutique di Milano in via Bagutta entro giugno e poi quelle di Chicago e di Bel Harbour, in Florida, entro la fine del 2004».

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