Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di CARLO SCARINGI NEL novembre del 1972 Guido Silvestri non aveva ancora vent'anni, ma era ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Come tutti gli appassionati, anche lui un giorno sentì il richiamo di Lucca, ogni anno teatro di un'importante manifestazione dedicata ai fumetti, dove andò nella speranza di entrare da protagonista nel mondo delle "nuvolette". Invece non riuscì neppure a entrare nel "pallone", la provvisoria costruzione eretta in piazza Napoleone e gremita di editori, mercanti di fumetti d'annata, disegnatori e lettori. Rimasto fuori, Guido Silvestri si mise a disegnare su grandi tavole di polistirolo il suo personaggio preferito, un lupo dal pelo color antracite (solo più tardi sarebbe divenuto azzurro); tagliò poi il polistirolo in pezzi e li offrì a poche lire ad alcuni volenterosi collezionisti. Un anno dopo, per l'esattezza il 9 dicembre 1973, Lupo Alberto comparì sulle pagine del Corriere dei ragazzi - come allora si chiamava il mitico Corriere dei piccoli, ormai alla fine della sua gloriosa carriera - iniziando quel viaggio alla conquista del mondo della fantasia che non si è ancora interrotto. Oggi le storie di Lupo Alberto sono pubblicate negli Stati Uniti - dove sono distribuite dalla stessa agenzia che diffonde i Peanuts di Schulz e il gatto Garfield - e in quasi tutti i Paesi europei, dove altrettanto ampia è la diffusione dei cartoni animati televisivi che hanno per protagonista il simpatico lupacchiotto; per non parlare del giro del merchandising, con magliette, diari, pupazzi, matite, biglietti di auguri e gadgets di ogni genere che vanno a ruba tra i teen-ager. A trent'anni compiuti, Lupo Alberto è uno dei più longevi eroi del fumetto italiano, superato solo da personaggi avventurosi come Tex, Diabolik, Zagor, Mister No e Alan Ford. Il suo creatore, meglio noto come Silver - è così che ha sempre firmato i suoi fumetti, che in Italia escono ogni mese in edicola da una ventina d'anni col titolo di Lupo Alberto - è un signore di cinquant'anni, giovanile e appagato, da tempo trasferitosi a Milano ma ancora pieno di nostalgia per la sua Modena, dove ha lasciato tanti amici, fra cui il cantautore Francesco Guccini, e tanti ricordi della sua giovinezza, a lungo condivisa con Bonvi, il maestro che gli ha insegnato i segreti del mestiere. Silvestri era ancora uno studente quando sentì che un disegnatore cercava un giovane apprendista che lo aiutasse. Il ragazzo, che in quegli anni sognava una strada per uscire "fuori dal mucchio", non se lo fece dire due volte: si presentò e legò subito con quell'artista un po' scontroso, dai modi burberi ma dal cuore d'oro. Negli anni in cui Bonvi disegnava le storie di Nick Carter e di Sturmtruppen, Silvestri collaborò alle strisce di Cattivik e iniziò una serie tutta nuova, nella quale comparivano personaggi umani ma anche animali che, come nelle favole antiche, si comportavano da uomini, con tutti i loro pregi e difetti. La presenza di animali antropomorfi non era certo una novità nella storia del fumetto, a cominciare da quelli di Walt Disney, ma evidentemente c'era ancora posto, nel variegato mondo delle strisce, per gli abitanti della Fattoria dei Mackenzie, come s'intitolava allora il fumetto di Silver. Un giorno Bonvi portò al Corriere dei ragazzi, insieme alle tavole di Nick Carter, anche quelle della Fattoria di Silver. L'idea piacque al direttore Giancarlo Francesconi, che decise di pubblicarle, ma il caporedattore Alfredo Castelli - futuro autore di Martin Mystère - decise di cambiarne il titolo: al posto di quel Mackenzie che i ragazzi non avrebbero neppure saputo leggere, scelse un italianissimo Lupo Alberto, che fra l'altro aveva il vantaggio di richiamare alla mente un attore popolare come Alberto Lupo. Nella fattoria dei Mackenzie vivono tutti gli animali tipici della campagna: oltre al lupo, ci sono un cane da guardia, una gallina innamorata, una talpa intellettuale, un toro che non sopporta gli scherzi, un maiale saccente che ricorda i suoi simili della Fattoria degli animali di Orwell, un cavallo rassegnato, una papera e un tacchino.

Dai blog