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«RASOI: TEATRI NAPOLETANI DEL '900»

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Petito, Viviani, Ruccello nella città-commedia dell'arte

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Dalle antiche radici della farsa e dalle maschere della commedia dell'arte si arriva al varietà attraverso una rappresentazione della città di Napoli che sfugge al naturalismo oleografico grazie all'espediente della metateatralità e alla cifra del sogno che diventano i meccanismi basilari di una recitazione sui generis capace di rendere eterno il contributo degli autori-attori. E' proprio nel rifiuto di ogni assimilazione alla cultura dominante che consiste l'originalità di Petito, considerato il padre della drammaturgia novecentesca più ancora che Eduardo Scarpetta e il modello più o meno riconosciuto dagli altri conterranei in un percorso che rispetta la tradizione a cui si ispira e nello stesso tempo desidera inglobarla e restituirla profondamente modificata. In quest'ottica di continuità si spiega allora la mitizzazione del gruppo dimostrata da Teatri Uniti e realizzata nell'allestimento "Rasoi" che dà il titolo al libro ed è giustificata anche come una diretta derivazione della precedente esigenza di riunirsi in una famiglia d'arte. L'impostazione saggistica, agile pur nella sua complessità, si stempera nel corso della scrittura che segue cronologicamente l'evolversi della teatrografia, passando dall'indagine rigorosa alla vivace testimonianza della cronaca che culmina nell'ultima parte dedicata agli attori viventi e sviluppata in forma di interviste. Cento di anni di esperienza teatrale sono racchiusi in un prezioso spaccato del mondo fantastico del palcoscenico che dialoga però strettamente con la realtà quotidiana e con tutte le altre discipline, alimentando un rapporto di odio e amore con la città destinata a trasformarsi in metropoli che è anche l'emblema di un irreversibile mutamento epocale. Franca Angelini «Rasoi: teatri napoletani del '900» Bulzoni, 199 pagine, 16 euro

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