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di ANTONELLO SARNO NEL pieno rispetto dell'esilarante solco tracciato da «La cena dei ...

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Accanto a lui, gli interpreti, due giganti del cinema francese, come Gérard Depardieu e Jean Reno, rispettivamente nei ruoli comicamente opposti del "buono-ingenuo-svampito"(stile Louis de Funès) e del "duro che non ha tempo da perdere" (genere Lino Ventura). Una miscela dal potenziale esplosivo che fa pensare un po' anche ai vecchi film dell'ispettore Clouseau della Pantera Rosa. «Preferisco far ridere che far piangere - scherza subito Depardieu, magro, allegro, in ottima forma malgrado i 5 by-pass - certo, commuovere è bello, ma solo quando hai una grande storia d'amore da raccontare, sul tipo della "Signora della porta accanto" che ho fatto con Truffaut, ma in assenza di storie così la commedia resta il mio genere ideale. Purtroppo, però, in questo momento il cinema è invaso quasi soltanto dagli effetti speciali che ci arrivano dall'America. E invece proprio la commedia, ed in particolare la commedia italiana di Risi, Benigni, Tognazzi, Sordi, Totò ed anche di Moretti sta lì a testimoniare che non bisogna abbandonare la nostra identità culturale di europei in mano agli americani. Penso per esempio ai cinesi. Non penso che gli americani riusciranno ad imporre anche in Cina i loro modelli culturali - qui Depardieu torna a ridere - anzi, penso che i cinesi saranno un osso duro per i tentativi di conquista degli americani. Anche dal punto di vista "sexuel" (risata generale)... sì, sessuale, insomma». Depardieu è considerato uno che "ritocca" in qualche modo le battute dei suoi copioni quando, ad esempio, non fanno poi così tanto ridere. «No - smentisce l'attore - io riscrivo le battute solo nelle fiction tv, perché speso sono scritte male. Con un genio della comicità come Francis Veber non c'è neppure da pensare di poter cambiare una sola virgola, perché tutto è assolutamente perfetto. Il fatto è che ridere è la mia natura. Per questo, nei miei film, scelgo un tipo di ruoli che in qualche modo rispecchiano la vita che faccio o che m'interesserebbe fare. Ecco perché non mi vedrete mai nel ruolo di un gangster. Un gangster è interessante soltanto al cinema. Non nella vita vera». La conclusione spetta a Veber, questo folletto divertente e divertito del cinema francese, il quale racconta un aneddoto per spiegare l'atmosfera in cui si sono svolte le riprese: «Abbiamo girato per alcuni giorni in un manicomio, dove c'era un malato gigantesco che urlava contro chiunque lo incontrasse. Un giorno vede Gérard e gli urla in faccia, solo che Gérard urla ancora più forte. Allora l'uomo, interdetto, va da un medico e, indicando Depardieu, esclama: "ma quello è matto"!».

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