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A qualcuno piace falso

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Teatro e protagonista del riscatto è l'Università degli Studi di Salerno. Questo grande ateneo dal 1988 ha riunito sociologi, antropologi, archeologi, storici dell'arte, e anche giuristi e letterati per analizzare e scandagliare, in uno speciale Centro Studi, tutti gli aspetti dell'universo del falso. E a questo ateneo il comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha consegnato «in custodia giudiziaria» opere false, e altre ne consegnerà. Sono produzioni artistiche, sculture e reperti archeologici sequestrati o confiscati nel corso di tanti anni di paziente lavoro anticrimine. Ci sono quadri che vorrebbero passare per Guttuso, Schifano, Cascella. E ancora vasi etruschi, statuette in bronzo, statue romane del I-II secolo dopo Cristo. Tra questi marmi di pretesa epoca imperiale c'è anche una Atena del peso di 3 quintali. Un vero tesoro. Di patacche clamorose, tutto rigorosamente falso. Cose uniche, come «La bicicletta» di Schifano che raffigura quella stessa immagine colta dell'artista e che potrebbe anche ingannare uno sguardo superficiale, ma che gli esperti hanno definito «realizzato con una tecnica da dilettanti». E c'è anche «Il nudo di donna» di Guttuso, falsificato con così scarsa maestria che nemmeno la firma corrisponde. Il museo è rimasto aperto per un giorno: solo ieri. Ora le opere sono state riposte in ambienti protetti e blindati a disposizione degli studiosi. Ma l'intenzione dei professori dell'ateneo salernitano è ambiziosa. L'obbiettivo del Centro Studi è quello di creare un museo stabile appositamente dedicato ai falsi dove documentare tutto: i marchi di successo «clonati», i detersivi contraffatti (esiste anche questo), ma anche i libri taroccati, tutti «reperti» studiati dai solerti professori. I carabinieri all'università campana consegneranno in base all'accordo circa 1.000 pezzi, provenienti da indagini fatte a tappeto in tutta Italia. Per ora sono state consegnate all'incirca sessanta opere, le altre verranno poi. Tutti oggetti che a Salerno, città di un'area del Paese dove i falsi di ogni genere sono ben conosciuti, si vuole esporre al pubblico. Ma il «culto» del falso che a Salerno viene studiato nel resto del Paese ormai fa tendenza. Dall'abbigliamento ai gioielli «ingannare» in modo candido è diventato un'abitudine e un vezzo. Come nel Rinascimento era considerato raffinato nei grandi palazzi padronali «ingannare l'occhio» dipingendo su un muro una finestra o un paesaggio che non c'erano, così oggi i trompe l'oeil si indossano o si portano al polso. Le «patacche» fanno innegabilmente parte della storia d'Italia.

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