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di FRANCESCO MANNONI IN QUESTI tempi in cui scrittori, storici e sociologi si profondono in ...

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In «Israele e l'Islam - Le scintille di Dio» (Mondadori) il grande critico letterario trascura la drammatica attualità per risalire alle radici di due grandi religioni monoteiste, rintracciare le «scintille di Dio» che vi hanno brillato e ancora le illuminano, di inimicizia in convivenza pacifica, passando dai fasti di Bagdad e dalle miniature persiane a Joseph Roth e Hannah Arendt. «La mia intenzione - spiega Citati - era scrivere una storia della tradizione ebraica e di quella islamica. È una storia che comincia dalla Genesi, il testo che ha fondato entrambe le tradizioni, insieme a quella cristiana. Nella Genesi Dio crea l'uomo a sua immagine, ma per farlo usa la polvere della terra. Noi, dunque, da un lato siamo simili a Dio e dall'altro solo polvere. Questa dualità è alla base del rapporto tra Dio e l'uomo in tutte e tre le grandi religioni monoteiste. Inoltre, sia nella tradizione ebraica che in quella cristiana c'è dicotomia tra l'albero della conoscenza del bene e del male e l'albero della vita». Che cos'è l'albero della conoscenza del bene e del male? «È il simbolo dell'opposizione tra legge e illegalità. L'uomo, peccando, è entrato sotto il segno dell'opposizione, del contrasto. Il suo vero destino, invece, era vivere in un mondo al di sopra dei contrasti, dove il bene era così bene da ignorare l'esistenza del male. Ed è questa condizione che la tradizione ebraica e cristiana ci promettono in un futuro estremo. Nella Gerusalemme Celeste non ci sarà più l'albero della conoscenza, ma solo quello della vita». Il titolo del suo libro, Israele e l'Islam, allude all'antagonismo tra l'Ebraismo e l'Islam? «L'antagonismo più forte è sempre stato non fra Ebraismo e Islam, ma fra Ebraismo e Cristianesimo. Per un tragico errore della storia. Nella Palestina del I secolo proliferavano coloro che si dichiaravano Messia. Anche Gesù si presentò come il Messia, ma il paradosso fu che questo Messia ebraico divenne il Dio di un'altra religione nata dalle costole dell'Ebraismo. Da qui la tragedia del popolo ebraico: i cristiani lo hanno accusato di deicidio, cosa di cui questo era ignaro, e questo equivoco ha inquinato per sempre i rapporti fra le due religioni. Molto più variegati sono stati i rapporti fra Ebraismo e Islam. Il Corano concede a tutte le religioni monoteiste il diritto di praticare il proprio culto, purché paghino una tassa. Per secoli gli ebrei che vivevano in terre islamiche hanno goduto della libertà di culto. Oggi l'Islam ha ereditato l'antisemitismo cristiano e ha adottato un fanatismo che stravolge lo spirito del Corano». È interessante notare che molti dei maggiori rappresentanti della letteratura mitteleuropea del XIX e XX secolo sono ebrei, come Joseph Roth. «Questo si spiega col fatto che l'Impero austro-ungarico apprezzava molto gli ebrei, che in molte città, come Praga, formavano l'élite intellettuale, politica e professionale». Leggendo il suo saggio, si avverte una forte fede nell'immanenza di Dio nelle cose umane. «Sono cristiano e cattolico, credo che la sapienza del Cristianesimo consista nell'avere capito quali fossero i pericoli del monoteismo: è infatti è una religione monoteista, ma non assolutista come Islam e Ebraismo. A fondamento del culto cattolico c'è una Trinità di figure divine che per ebrei e musulmani è scandalosa».

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