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Gli studiosi del Vecchio Continente d'accordo: la classicità è l'anima dell'identità occidentale

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Il latino colma il vuoto dell'Europa

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Il latino, tanto odiato dagli studenti di molte generazioni sta forse tornando in auge? La classicità può essere motivo di identità nella nuova Europa multiculturale? Queste domande hanno dato origine ad un convegno di tre giorni, organizzato dall'Università di Torino, facoltà di Lettere e Filosofia, dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, dalla direzione generale per la formazione e l'aggiornamento del personale, dalla Regione Piemonte, ufficio scolastico e dal Liceo Classico Statale Carlo Botta di Ivrea, con l'alto Patronato del Presidente della Repubblica. Il convegno ha radunato esperti provenienti da tutta Italia e da alcuni paesi europei, tra cui la Germania. L'idea del simposio nasce dopo l'incontro tra il Ministro dell'Istruzione italiano, Letizia Moratti, e il Ministro dell'Educazione greco, Petros Efthymiou, per l'inaugurazione di un Centro Europeo di Studi Classici. Ugo Cardinale, preside del liceo Botta e docente alla Facoltà di Trieste, elabora l'idea e con altri docenti avvia il progetto Janus, un sito web, inteso come coronamento e inizio della collaborazione tra scuola superiore e università per l'aggiornamento a distanza: «In questi giorni, ci siamo incontrati per fare il punto sullo stato degli studi, delle ricerche, dell'orientamento da seguire, da parte delle differenti università. Ci siamo trovati tutti d'accordo, sia umanisti che scientisti, sul fatto che la classicità è un fattore d'identità nel mondo occidentale. Della classicità bisogna avere una visione globale e non semplificata. Infatti, una tavola rotonda del convegno ha dimostrato che non esiste una separazione netta tra cultura classica e scientifica». «I docenti di ambo le parti lo hanno dimostrato - ha aggiunto - spiegando che il metodo scientifico è sfaccettato, benché spesso si cerchi di vederne solo una parte». I docenti e gli esperti, non sono solo favorevoli, ma entusiasti all'idea di una riscoperta, anche nella scuola inferiore di queste materie. Ma gli studenti che ne pensano? La maggior parte dei ragazzi non sembra condividere questo entusiasmo e sono in molti a pensare «Questo significherebbe dover studiare materie che all'atto pratico poi non ti servono» dice Luca, «Vuole anche dire dedicare molto tempo a materie difficili» aggiunge Valentina. Secondo Ugo Cardinale non è così, al contrario «Se il docente riesce a fare un buon lavoro, una mediazione culturalmente ricca e stimolare lo studente, questo può recepire la consapevolezza di attingere, cioè se sa interrogare, può trovare molte risposte dall'esperienza del mondo classico».

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