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Grande Sharif in una favola sulla tolleranza

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UNA favola francese all'insegna della tolleranza e della solidarietà. L'ha scritta e poi diretta François Dupeyron con un passato felice di autore di cortometraggi e di alcuni lungometraggi premiati in vari festival. Oggi, con quel che succede in Medio Oriente, ha pensato di proporci un incontro fra un bambino francese e un turco musulmano che si concluderà addirittura con un adozione. Senza nessun pregiudizio nei confronti di etnie e di religioni diverse. Siamo a Parigi, il bambino, di tredici anni, vive con il padre distratto da molte preoccupazioni finanziarie, sempre intento, perciò, a lesinargli soldi e divertimenti. Il suo unico svago è un negozio di alimentari gestito da un turco anziano che, nel quartiere, chiamano «l'arabo» e che, pur accorgendosi che l'altro lo deruba, sia pure di piccole merci, gli si affeziona. Fino al punto da prenderlo con sé quando il padre, oppresso dalle sue tante disavventure economiche, si suiciderà. Comincia a questo punto un nuovo rapporto padre-figlio, con il piccolo ebreo che ascolta volentieri le continue citazioni che il vecchio gli fa del «suo» Corano, con quel vecchio che, a sua volta, si immedesima sempre più nella mentalità del bambino, arrivando appunto, a un certo momento, ad adottarlo. Ha però nostalgia della sua patria lontana così, acquistata un'auto, si mette in viaggio con il nuovo figlio, arrivando dopo vicende varie, fino al villaggio turco dov'era nato. Qui, però, un incidente gli toglierà la vita, ma morirà sereno sapendo che un altro continuerà tutto quello che, a Parigi, aveva a suo tempo intrapreso. Nelle stesse cifre di affettuosa comprensione nei confronti di tutti. Certo, va ripetuto, una favola. Con toni asciutti, però, anche quando si sfiorano sia la gentilezza sia il patetico e con il merito di avere al centro, nei panni del negoziante musulmano, Omar Sharif tornato al cinema, dopo anni di silenzio o di prove un po' dubbie, in vero momento di grazia. Con incisività e spontaneità, naturalezza e mestiere sapiente. Il grande attore di una volta.

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