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di LUIGI DELL'AGLIO MANCA poco al tramonto, le ombre invadono la chiesa quando, all'improvviso, ...

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Poi si spegne dopo pochi minuti: il sole è già sceso dietro l'orizzonte. Accade il 21 giugno di ogni anno, e non è un caso: l'arrivo di quel raggio è stato previsto e voluto da chi ha costruito l'edificio; l'ha orientato nella direzione giusta per celebrare la ricorrenza del solstizio estivo. La chiesa è quella di San Paragorio, a Noli, in provincia di Savona, sulla quale gli studi sono ancora in corso. L'orientamento astronomico-religioso è ancora più evidente in un'antica chiesa di Naturno, in provincia di Bolzano, consacrata a San Procolo, vescovo di Verona, che risale al VII secolo dopo Cristo. Il tempio era stato orientato in direzione della levata del sole nel giorno della festa del santo. Ma nel 1200, che cosa accade? Ci si accorge che c'è stato un errore: sei secoli prima, l'edificio sacro è stato orientato astronomicamente verso la festa di un altro san Procolo, che non è il vescovo di Verona ma un omonimo, martire in Oriente. Soluzione: l'altare viene fatto ruotare, in modo da ricevere la luce del sole al tramonto nel giorno della festa del santo prescelto. Hanno ricostruito i fatti gli archeologi Mario Codebò ed Henry De Santis, di Archeoastronomia Ligustica, e per essere informati sui loro studi si può anche cercare il sito http://www.archaeoastronomy.it. Chissà quanti monumenti sono stati edificati in base a un orientamento astronomico. Anche nel tempio dedicato a Ramses secondo, ad Abu Simbel, in Egitto, il sole, appena sorge, entra nel luogo sacro e va a colpire, con precisione, la statua del faraone facendola risplendere. Inequivocabili riferimenti astronomici sono stati documentati anche in vari monumenti preistorici, e sono collegati con riti o pratiche che comportano l'osservazione degli astri (considerati divinità). La disciplina che studia templi, tombe e monumenti con allineamenti astronomici è l'archeoastronomia. Questa scienza nasce da un'intuizione dell'astronomo inglese Joseph Norman Lockyer (1836-1920), il quale notò che alcuni monumenti classici riflettevano indubbie conoscenze della volta celeste. Il professor Giuliano Romano, che insegna astronomia e cosmologia all'Università di Padova, ha compiuto numerose spedizioni in tutto il mondo per scoprire e interpretare le varie testimonianze archeologiche legate all'osservazione del cielo. Ha studiato le imponenti costruzioni di cui i sacerdoti-astronomi maya si servivano per conoscere i fenomeni celesti. «E non avrei mai pensato di dover arrivare a studiare anche l'iconografia e la scrittura dell'antico popolo dell'isola di Pasqua. Ma ho dovuto approfondire anche questa materia, per verificare l'esistenza di un significato astronomico in certe immagini» spiega il professor Romano. Giuliano Romano ha scoperto l'importanza, dal punto di vista archeoastronomico, della ricca necropoli preistorica venuta alla luce ad Aosta, nei due prati che si stendono ai lati del viale San Martin de Corleans. La necropoli risale all'età del rame ed è stata utilizzata per oltre mille anni, dal 3100 al 1900 avanti Cristo. «Dal punto di vista della nuova disciplina, questo è il sito "numero uno", in Italia», osserva Mario Codebò. E aggiunge: «Sono stati accertati ben 18 orientamenti astronomici. Qui venivano sepolti i capi del villaggio e poi i principi-eroi, cui veniva tributato il culto degli astri (il Sole, la Luna e le stelle Deneb, della costellazione del Cigno, e Betelgeuse, della costellazione di Orione)». «Praticamente tutti i popoli antichi d'Italia hanno lasciato qualche testimonianza concreta delle loro conoscenze astronomiche», dice il professor Giuliano Romano. E spiega che reperti interessanti sotto questo profilo si trovano in ogni regione. Per esempio, nella vasta zona che parte dalla Venezia Giulia, include tutta la fascia pedemontana delle Alpi e arriva fino a Torino. In quest'area, Romano segnala i cosiddetti "castellieri", mura che risalgono all'età della pietra, del bronzo

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