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«Torniamo al buon senso illuminista»

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Incontro con Riccardo Giacconi, Premio Nobel per la fisica nel 2000

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Dice infatti: «Il problema è se sono fuggiti o li hanno mandati via. Il fatto è che non siamo dei rifugiati politici». In che senso li hanno mandati via? «Perchè l'Italia ha grandi studiosi , grandi cervelli, ai quali tuttavia non vengono garantite delle condizioni di lavoro migliori possibili». E quali sarebbero? «Strutture, attenzione al loro lavoro, i finanziamenti necessari. Forse c'è anche un certo egoismo da parte degli scienziati, nel senso che hanno una vita sola, e vogliono realizzare le loro idee prima di morire. Se non è possibile farlo, è una vita sprecata. Il fatto è che il sistema italiano continua a produrre ingegni e cervelli. Ma poi lo stesso sistema gli offre poche opportunità di realizzarsi, sopratutto ai giovani». Lei come se ne andò? «Fu su consiglio di Giuseppe Occhialini. Vivevo allora a Milano, avevo fatto la tesi sui raggi cosmici, e fu Occhialini a consigliarmi di raggiungere gli Stati Uniti dove avrei potuto sfruttare al meglio le mie capacità, anche perchè il mio programma di ricerche aveva a che fare col programma spaziale». Ha mai pensato di ritornare? «Ho lavorato anche a Milano, prima di ritornare in via definitiva negli Stati Uniti». E là si lavora bene? «Sì, le condizioni di lavoro sono 'fear', voglio dire leali». Dulbecco comunque è ritornato in Italia... «Forse perchè il suo settore di ricerca lo rendeva possibile». Cerchiamo di spiegare alla gente comune. Qual'è stato il risultato delle sue ricerche che le ha meritato il Nobel? «Cominciamo col dire che durante la seconda guerra mondiale, con il lancio dei primi razzi spaziali, si è cominciato a notare la presenza nel cosmo di oggetti, o meglio di nuove sorgenti di energia. Il mio lavoro sui raggi X ha consentito di studiarli, partendo dalle mie prime scoperte: la scoperta degli SCOX l. Un lavoro il mio che utilizzando sempre i raggi X si applica ora in tutti i campi dell'astrofisica, nello studio delle galassie, come si è formata la struttura dell'Universo, e così via . Lo studio del cosmo grazie al raggi X». Una domanda sempre da profano: c'è vita lassù? Una volta posi la stessa domanda a Neil Armstrong , l'uomo della Luna, e lui mi rispose di giudicare impossibile che con tutti i mondi che ci sono non fosse nata anche altrove, oltre che sulla Terra, una qualche forma di vita... «Armstrong ha ragione. Però ci sono due termini nell'equazione di cui tener conto. Una è la possibilità che ci siano forme di vita simili alla nostra. E noi sappiamo che nello spazio ci sono delle molecole organiche. Piu difficile è che si siano poi create tutte le infinite condizioni necessarie a creare altri esseri intelligenti, e finora prove non ne abbiamo. Ci abbiamo provato a mettere insieme in laboratorio tutte le condizioni necessarie al nascere della vita. Risultato: zero. Al momento non c'è modo di superare questa barriera. Rimane l'ipotesi, punto e basta». Insomma, una specie di scommessa... «Che però è diversa dal punto di vista psicologico. Se infatti fossimo soli nell'Universo, questo significherebbe una responsabilità grandissima. Voglio dire che dovremmo imparare ad essere migliori di quello che siamo». I suoi studi hanno adepti in Italia? «Direi che si seguono, che si portano avanti con ottimi risultati. Purtroppo con una cronica carenza di fondi». Come si vive da Premio Nobel? «Mia moglie dice che è meglio averlo che non averlo». Quando glielo dice? «Ap

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