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Così la Guardia di finanza ha incastrato i furbetti dello streaming pirata

Prima volta colpiti i clienti che hanno acquistato abbonamenti illegali per vedere gratis partite e serie tv. Rischiano fino a otto anni di carcere

Davide Di Santo
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Finiscono nei guai 223 furbetti dello streaming pirata. Non solo i fornitori, dunque. Ma anche i "clienti" che rischiano gravi conseguenze: fino a otto anni di reclusione. Per la prima volta in Italia sono state identificate e denunciate oltre duecento persone responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata su internet che consentivano di vedere i contenuti delle principali piattaforme televisive a pagamento, soprattutto partite di calcio e serie tv.  Legi anche: Streaming gratis, ecco dove guardare film e serie tv Il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza ha condotto una complessa e mirata attività che ha portato all'identificazione dei responsabili di aver acquistato abbonamenti pirata per accedere ai più diversi canali a pagamento; di questi, 223 sono già stati denunciati all'Autorità Giudiziaria competente. L'operazione è tuttora in corso e volta anche all'identificazione di ulteriori possibili soggetti coinvolti. Acquistando abbonamenti di questo tipo i clienti si rendono responsabili del reato di ricettazione. La legge sul diritto d'autore prevede la confisca degli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio; di conseguenza, ai 223 clienti in caso di condanna verranno confiscati il proprio televisore, computer e smartphone. Le sanzioni per il cliente prevedono, inoltre, la reclusione fino ad otto anni ad una multa di 25.000 euro, oltre le spese legali. La fruizione illegale di partite, film e serie tv a pagamento avveniva attraverso IPT Internet Protocol Television, sistema utilizzato legalmente per la trasmissione di palinsesti televisivi e che non rappresenta una attività illegale in sé. Ma se nel sistema si inserisce il file m3u acquistato nel mercato illegale per vedere canali normalmente criptati si compie un reato. Comunemente viene utilizzato il "box android", piccolo dispositivo che, scollegato al tv, permette di accedere a streaming internet.  In device di questi tipi o nelle app per smart tv, talblet e smartphone viene inserito il file illegale e configurato con l'aiuto dei criminali informatici, come documentato dalle indagini della finanza. 

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