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L'Europa boccia l'ergastolo ostativo

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Respinto il ricorso dell'Italia. La Suprema Corte per i diritti dell'uomo: "Riformare la norma"

Matteo Vincenzoni
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Respinto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo il ricorso dell'Italia sull'ergastolo ostativo e ha ordinato che venga riformata la legge che impedisce al condannato di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Il ricorso del nostro Paese era stato presentato il 13 giugno scorso contro la decisione di considerare ammissibile un altro ricorso, quello avanzato dal detenuto per mafia, Marcello Viola, stabilendo che c'era stata una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani. Per tutta risposta il governo aveva chiesto che la decisione fosse rinviata per un nuovo giudizio alla "Grande Camera". Con il "no" definitivo di oggi, all'Italia viene chiesto di riformare la norma istituita con le grandi stragi di mafia dei primi anni '90. Aveva lo scopo di facilitare il pentimento di alcuni arrestati eccellenti, i quali avrebbero ottenuto benefici che non avrebbero potuto avere proprio nei casi di detenzione per reati mafiosi in virtù del carcere duro previsto dal regime carcerario del "41 bis". Una decisione, quella della Grande camera, che ha sollevato un vespaio di polemiche. Per Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, si tratta di "una notizia che intristisce tutti coloro che credono che le mafie debbano essere combattute con la massima determinazione e la massima fermezza e che mette a repentaglio lo stesso '41 bis". Ma il pm della Direzione investigativa antimafia, Nino Di Matteo, va oltre: "Queste erano le aspettative degli stragisti... le bombe servivano per raggiungere, tra gli altri, anche questo scopo". "Non condividiamo nella maniera più assoluta" la decisione, spiega il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. "Ne prendiamo atto e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo - aggiunge - il nostro ordinamento rispetta i diritti di tutte le persone e di fronte alla criminalità organizzata reagisce con grande determinazione". "La scelta dell' ergastolo ostativo  - ricorda il ministro - "è nata su impulso di magistrati che hanno perso la vita per la lotta alla criminalità organizzata". Esulta il Partito Radicale, che provò ad abolire l'ergastolo con un referendum nel 1981. "Oggi la Corte ci da ragione - commenta Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale -  ribadendo ciò che da sempre sosteniamo e cioè che i diritti umani non sono negoziabili". 

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