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Sbarchi e accoglienza, che cosa cambia con l'accordo di Malta

L'intesa raggiunta a La Valletta tra i ministri dell'Interno di Italia, Francia, Germania, Malta e Finlandia

Silvia Sfregola
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"Da oggi l'Italia non è più sola" sulla questione migranti. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese lo ha detto con determinazione nel dopo conferenza stampa che la Forte di Sant'Angelo, a La Valletta, l'aveva vista protagonista con i colleghi di Malta, Francia e Germania, oltre che con quello della Finlandia e con il commissario Ue agli Affari interni. Oggi "sono state stabilite determinate cose, a cominciare dalla rotazione volontaria dei porti, a cui possono partecipare non solo i Paesi già saturi di arrivi ma volontariamente anche altri. Non era scontato ottenere questo e inserirlo nel documento". Per Lamorgese nel documento finale "ci sono contenuti concreti, sono soddisfatta. Finora non avevo rilasciato alcuna dichiarazione sulla questione, oggi posso dire di essere soddisfatta di questo incontro con gli altri Paesi Ue perché hanno dato disponibilità a seguirci su una linea europea, quella della partecipazione europea». I punti chiavi dell'accordo Sono 5 i punti chiave dell'accordo che prevede un meccanismo di redistribuzione con tempi rapidissimi - al massimo 4 settimane - dei migranti che sbarcano, sia che si tratti di Italia che di un altro Paese; una volta ridistribuiti, i migranti in questione non saranno più a carico del Paese dove sono arrivati inizialmente ma solo del Paese di accoglienza, e questo vale anche per le operazioni di rimpatrio del non avente diritto. Al terzo punto c'è il meccanismo di rotazione dei porti di sbarco, su base però volontaria; al quarto è sottolineato che si tratta di un progetto pilota da monitorare in sede di applicazione; infine, l'obiettivo è l'estensione dell'intesa al maggior numero possibile di Paesi comunitari.

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