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Morgan si appella ai politici: non posso entrare nella mia casa

Morgan e Sgarbi a Spoleto Arte

"Dentro c'è la mia vita". Lo sfogo a Spoleto: "Mi sento come Don Chisciotte"

Davide Di Santo
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Si è conclusa con una performance di Morgan che ha coinvolto tutti i presenti da Vittorio Sgarbi a Francesco Alberoni, l'inaugurazione di “Spoleto Arte” la mostra d'arte contemporanea, ideata e organizzata dal manager della cultura Salvo Nugnes, presidente di Spoleto Arte, inaugurata sabato scorso nello storico Palazzo Leti Sansi, e con il riconoscimento “Premio Margherita Hack”. Sulle note di “ciao ciao bambina”, i successi di De André e Sergio Endrigo un Morgan apparso ancora scosso per le vicende relative allo sfratto della sua casa di Monza, ha regalato momenti di grande emozione in una due giorni che ha visto ieri una sentitissima lezione sull'amore di Francesco Alberoni e gli interventi sull'attualità e sull'arte di Vittorio Sgarbi. «Oggi si è parlato di romanzi cavallereschi e io mi sento un po' don Chisciotte - ha dichiarato Morgan - In questi giorni stiamo parlando di arte e Sgarbi è l'unico politico che l'ha difesa negli anni, perché l'arte è l'espressione dell'essere umano in assoluto, quella che rimane nella storia. Oltre a fare musica sono stato sempre attento alla natura umana, quindi all'espressione e alla creatività. In questi giorni la mia casa, che è il centro della mia creatività, sotto assedio, mi è stata tolta, ma non mi interessano le quattro mura. Posso dormire anche su una panchina, ma là dentro c'è la mia vita, il mio lavoro, quello che ho fatto negli ultimi 30 anni, documenti, lettere, scritti, e le chiavi ce le ha la polizia ed entro tre giorni devo sgomberare. Chiedo alla politica di intervenire». A sostenerlo è intervenuto Sgarbi: «Il potere si misura attraverso l'arte. L'artista è quello sempre vivo, non quello che è morto. E mentre è vivo ne è parte integrante, io vedo che Morgan è un bene culturale e lo proteggo perché la sua è una casa d'artista. Il privilegio dell'arte è l'unica cosa che protegge il popolo».

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