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Una medaglia per capitan Manu

Salvini promette il riconoscimento al valore civile per il sindaco eroe. Non ha vinto l'ultima battaglia. Ma ha mostrato che la politica si può fare per gli altri

Franco Bechis
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Non sono bastate le preghiere, non è servita la valanga di “Daje, Manu!” che i suoi roccheggiani hanno riversato sulla sua bacheca di sindaco. Se ne è andato Emanuele Crestini, il primo cittadino di Rocca di Papa che quando è saltato in aria il palazzo comunale sventrato da una fuga di gas, ha voluto vedere uscire uno a uno chi stava dentro con lui, e fra le fiamme ha cercato salvezza per ultimo. Medaglia d'oro al valore civile, ha proposto ieri il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Non servirà a consolare la sua piccola Mariaregina, bimbetta ora divenuta grande in modo così tragico, ma fino a ieri suo tenero rifugio dalla durezza della politica. Basta osservarla nelle tante foto che papà sfoggiava con lei, per capire che quella medaglia Mariaregina la metterà subito al collo con orgoglio. Come poche settimane fa, quando recitò divertita, ma compita, una sorta di spot con papà per invitare tutti a venire a Rocca di Papa per vedere il Giro di Italia che lì faceva tappa per un gran premio della montagna. Sindaco eroe hanno subito battezzato Emanuele mentre provava a combattere in ospedale, e non c'è eccesso di retorica. In un'Italia mestamente abituata ai capitan Schettino avere visto una volta un capo mettere a rischio la propria vita per assicurarsi della salvezza altrui, è davvero gran cosa, gesto da raccontare ai propri figli, da tramandare non solo lì alle prossime generazioni, da inserire perfino in un libro di storia. Abbiamo vissuto l'Italia della politica predona, dell'infamia di quel mestiere che solo nella memoria sbiadita si ricordava ancora di servizio agli altri. Ma proprio in quel paese decadente c'era, c'è e ci sarà Emanuele, il primo cittadino con il cuore gonfio di passione e tenerezza. L'uomo capace di offrirsi agli altri, fin nel modo estremo che ce l'ha portato via. Non ho avuto l'onore di conoscerlo in questi mesi di direzione de Il Tempo, e mi spiace. Ma lo vedo attraverso il meraviglioso epitaffio che gli ha dedicato Francesca, sua concittadina ed amica che era a tavola con lui nell'ultimo pranzo domenicale prima di quel maledetto botto: «Stanotte mi sento piccola piccola con tante domande alle quali non so dare risposta. Tu che hai portato a battesimo mio figlio, tu che in ogni avversità mi hai teso una mano, tu che ad ogni telefonata rispondevi anche a tarda notte, tu che hai amato questo paese fino alla morte. Il nostro non è un addio ma un arrivederci. Buon viaggio amico mio». Buon viaggio davvero, grande sindaco.

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