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Strasburgo all'Italia: aprite i porti. No di Salvini: ong fuorilegge

Davide Di Santo
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Non si risolve la vicenda della nave Sea Watch 3, che rimane a poche miglia da Lampedusa. Il Viminale continua a negare lo sbarco dei 43 migranti ancora a bordo, mentre prosegue una battaglia giudiziaria che vede l'Ong in difficoltà sul ricorso presentato per contrastare il decreto sicurezza bis. E da Strasburgo il Consiglio d'Europa esprime preoccupazione proprio per il nuovo provvedimento voluto dal vicepremier Matteo Salvini. È proprio Salvini a ribadire che «si arriva in Italia se si ha il permesso, le ong sono al di fuori della legge», aggiungendo che la nave della Sea Watch, battente bandiera olandese, «è da giorni a zonzo per il Mediterraneo: sarebbe già arrivata in Olanda». Parlando a margine della riunione di Confartigianato, il ministro degli Interni scandisce: «Possono mandare mandare i Caschi blu, il commissario Basettoni, Pippo, Pluto e i Fantastici 4, ma barchini e barconi non ne arrivano». L'organizzazione non governativa, oltre alla fermissima opposizione salviniana, deve fare i conti con due diversi fronti giudiziari. Da una parte, la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con l'ipotesi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'indagine nasce dal fatto che una decina di migranti (quelli più vulnerabili) sono fatti sbarcare. Dagli uffici giudiziari sottolineano che si tratta di una procedura di prassi per accertare se ci fossero scafisti e identificarli. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, procedono con l'ascolto dei migranti sbarcati, che sono tre minori, tre donne (di cui due incinte), due accompagnatori, due uomini malati. Notizie negative per la Ong arrivano anche dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio, dove Sea Watch aveva presentato una richiesta per la sospensione d'urgenza di una direttiva firmata qualche giorno da Salvini e dai ministri ai Trasporti e Difesa che, a norma di decreto sicurezza bis, vieta all'Ong tedesca ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane. Proprio sul decreto, che dovrà essere discusso dalle Camere per la conversione in legge, arriva un appello dal Consiglio d'Europa. Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani dell'organizzazione internazionale, si dice «seriamente preoccupata per l'impatto di alcune disposizioni del provvedimento potrebbero avere sulla vita delle persone che hanno bisogno di essere salvate in mare». La commissaria spiega che le sanzioni amministrative contemplate dal decreto potrebbero scoraggiare Ong e navi commerciali dall'impegnarsi in operazioni di salvataggio, mentre «l'Italia, così come tutti gli altri stati membri del Consiglio d'Europa, dovrebbero facilitare il lavoro delle navi private e cooperare con loro per salvare vite in mare, consentendo il loro l'ingresso nelle acque territoriali e l'accesso ai porti».

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