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Bomba principesca sul governo Conte

I fratelli Windisch Graetz, imparentati con gli Asburgo, citano per 500 milioni il Tesoro. Erano azionisti del Banco di Napoli, e hanno perso tutto. Ora lo rivogliono con 4 cause

Valeria Di Corrado
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I principi della famiglia di origine austriaca Windisch Graetz hanno citato in giudizio lo Stato Italiano, nella persona del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Giovanni Tria e 88 tra parlamentari ed ex parlamentari, a cominciare dal senatore Matteo Renzi, chiedendo un risarcimento danni di oltre 500 milioni di euro per una vicenda legata al salvataggio del Banco di Napoli. Sono quattro le cause che i fratelli Mariano Hugo e Manfred Windisch Graetz hanno incardinato davanti al Tribunale di Roma, assistiti dagli avvocati Roberto Aloisio e Tommaso La Rosa: due azioni risarcitorie, una revocatoria e una surrogatoria. I principi Windisch Graetz furono i maggiori azionisti privati del Banco di Napoli: nei primi anni '90 comprarono un pacchetto da 7,5 milioni di azioni, per un valore di 30 miliardi di lire. Nel luglio del 1996 videro azzerate, insieme a tanti altri piccoli e grandi investitori, tutte le loro partecipazioni al capitale. La banca - che aveva avuto fino a quel momento un ruolo chiave di sostegno all'economia del Sud - cominciò il suo tracollo. Il decreto legge n.497 del 24 settembre 1996, contenente «disposizioni urgenti per il risanamento, la ristrutturazione e la privatizzazione del Banco di Napoli», segnò la nascita della Società per la Gestione degli Attivi (Sga): una spa con un miliardo di lire di capitale, le cui azioni erano state date in pegno al Tesoro. Il 31 dicembre 1996 Sga acquistò 16.839 miliardi di lire di crediti problematici del Banco di Napoli (sofferenze, incagli, crediti ristrutturati) per un valore pari a 12.378 miliardi di lire. Vent'anni dopo... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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