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Aggressione a Bettarini jr., processo abbreviato a fine ottobre

I quattro giovani accusati di tentato omicidio aggravato

Francesco Fredella
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Si va a processo il 30 ottobre. Le quattro persone imputate, in carcere perché ritenute responsabili dell'aggressione a Niccolò Bettarini (avvenuta lo scorso 1 luglio all'uscita di una discoteca milanese), dovranno presentarsi davanti al giudice tra poco più di un mese. «È stato il gup di Milano Guido Salvini, dopo aver esaminato la richiesta degli imputati, a disporre  la celebrazione del processo con rito abbreviato alla sola acquisizione della cartella clinica di Niccolò Bettarini. Il gup ha invece rigettato le ulteriori richieste delle difese, ossia l'esame del ragazzo e di un'amica, fissando l'udienza per il 30 ottobre», ha spiegato il difensore del giovane (parte civile nel processo), l'avvocato Alessandra Calabrò. Le quattro persone, fermate subito dopo l'aggressione, accusate di tentato omicidio, sono Davide Caddeo, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jakei. «Ho rischiato di morire. Adesso riparto dal calcio», aveva raccontato il figlio di Super Simo ai giornalisti subito dopo le dimissioni dall'ospedale. Lui ha ricevuto l'abbraccio di tutti: dal mondo dello spettacolo a quello dei social dopo aver subito un'aggressione brutale e senza precedenti. Niccolò voleva soltanto difendere un amico. A “La Gazzetta dello sport” aveva raccontato: «Lo rifarei ancora. Per un amico combatterò sempre. Mentirei se ora dicessi, che quel gesto avventato che poteva costarmi la vita, me lo potevo anche evitare». Adesso Niccolò sta meglio. È un ragazzone tutto muscoli, con lo sguardo dolce e quella bellezza che fa di sicuro tante impazzire le donne. Per fortuna l'ha scampata, ma ha fatto preoccupare tutti. Sua mamma Simona quella maledetta mattina era a Catanzaro e si è precipitata immediatamente a Milano dov'era stato ricoverato Niccolò. È arrivato nel giro di pochissimo anche Stefano Bettarini. «Vedermi l'ha rassicurata, so che ha passato delle ore terribili, a pensare al peggio che poteva accadermi. È stata malissimo e questo mi strazia. Mio padre, invece, non si era mai fatto vedere piangere in tutta la nostra vita insieme, appena è entrato in ospedale non è riuscito a trattenere le lacrime», aveva raccontato a La Gazzetta dello sport Niccolò. 

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