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Antonio, uno degli eroi di Rigopiano e quell'ultimo tentativo di salvataggio

De Rasis, 32 anni, faceva la guida e ha perso la vita cercando di aiutare gli escursionisti travolti dall'acqua

Silvia Mancinelli
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Antonio De Rasis non aveva ancora 32 anni. “Li avrebbe compiuti il 24 ottobre”  sussurra con un groppo alla gola il fratello Giuseppe, da solo ieri a gestire il bad & breakfast di famiglia a Cerchiara di Calabria. “Era un angelo, amava aiutare gli altri”. Occhi verdi e gran coraggio, è una delle vittime delle gole del Raganello. Volontario da otto anni nel soccorso alpino, nella stazione del Pollino, conciliava così il grande amore per la montagna e la passione nell'aiutare il prossimo. Esperto di quei sentieri dove è cresciuto, è stato sorpreso dalle rocce che lo hanno visto camminare e riposarsi in quei posti magici chissà quante volte. Conosceva i pericoli della montagna, solo due mesi fa si era arrampicato fin sulle cime di Baveno dalla sua Calabria solo per rendere omaggio a un amico che lì aveva perso la vita. Eppure non si era mai fermato, così come nel gennaio dello scorso anno quando, insieme alla sua squadra, era andato a prestare soccorso agli abruzzesi sommersi dalla neve a Rigopiano. Chi lo conosceva bene assicura che lunedì, nelle fasi drammatiche della piena, invece di preoccuparsi della sua incolumità, si sia adoperato per aiutare qualcuno degli escursionisti, senza però riuscirci. “Antonio era un ragazzo straordinario che aveva un'esperienza gigantesca nel Raganello, dove andava da circa un ventennio - ricorda il suo grande amico Luca Franzese, responsabile regionale del Soccorso alpino calabrese e insieme a lui a Rigopiano -. Durante quei giorni abbiamo operato nel teramano, dove abbiamo evacuato alcune persone bloccate da giorni con la neve alta tre metri. Siamo riusciti a evacuarli con gli sci. E' stata un'esperienza incredibile".  De Rasis, ultimo di tre figli e fidanzato da anni con la sua Lucia, era molto legato a quelle vette dove trascorreva gran parte delle sue giornate. "Camminando in montagna riesco a essere una persona migliore, un amico migliore, un figlio migliore - scriveva sulla sua bacheca Facebook -. Provo forti emozioni anche solo alzando lo sguardo verso il panorama. Ritrovo in me la voglia di vivere in modo umile apprezzando tutto ciò che la natura offre. Sto bene, sono vivo". Sconvolto, come un'intera comunità, anche Valeriano De Salvo, suo collega nella squadra del Pollino: “Antonio era una persona disponibile e un ottimo soccorritore - racconta -. Abbiamo collaborato in tanti soccorsi nei canyoning notturni e in montagna. Al di là della solita retorica,  in questo caso affatto utile, gli piaceva aiutare le persone e stava seguendo corso per l'elisoccorso per migliorare ed essere al servizio degli altri in ogni modo”.  "Ricordare Antonio, un ragazzo che prestava con abnegazione e con grande spirito di sacrificio la propria attività nel settore dell'escursionismo ma anche del volontariato e della protezione civile della sottosezione Cai di Cerchiara, é a dir poco limitativo - commenta il sindaco di Cerchiara, Antonio Carlomagno -. Era un ragazzo solare, propositivo e pieno di vita, che sicuramente con la sua alta esperienza avrà tentato di dare il massimo soccorso ai componenti del gruppo. Siamo attoniti di fronte a questa tragedia che ci colpisce come istituzione e soprattutto come comunità". Cerchiara ieri si è stretta attorno alla famiglia De Rasis. "Antonio - dice chi lo conosceva - era un ragazzo spontaneo, sempre pronto a dare un sorriso a tutti, dedito alle attività volontarie. Un ragazzo altruista, sempre pronto per dare il suo aiuto". Un angelo coi piedi ben saldi a terra e lo sguardo fisso verso l'orizzonte. Scalava le montagne, cercando il punto più alto da dove godere l'immensità di paesaggi unici. E il cielo lo ha preso con sé.

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