Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Angeli custodi di un'Italia che non li merita

Poliziotti, Carabinieri e Vigili del fuoco accorsi in mezzo all'apocalisse: feriti e ustionati hanno evitato che il bilancio diventasse tragico

Alessandro Meluzzi
  • a
  • a
  • a

Il tragico incidente di Bologna ci ha ricordato alcune verità semplicissime. Ci sono eventi imprevedibili rispetto ai quali alcuni discorsi su sicurezza, prevenzione, rispetto delle regole diventano secondari se confrontati con la prontezza emergenziale con cui qualcuno riesce a intervenire per portare soccorso. L'eroismo dimostrato da figure come vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri è emblematico. Senza l'azione eroica di questi uomini in divisa il bilancio delle vittime sarebbe stato incommensurabilmente più alto e gli effetti di quella tragica bomba avrebbero potuto essere assai superiori a quelli, pur terribili, cui tutti abbiamo assistito tramite i social. È su quegli uomini in divisa che ci soccorrono di fronte alla violenza criminale o alle sommosse o a catastrofi naturali che si rivolge la nostra attenzione. Fin troppo facile ricordare come questi uomini in divisa siano stati oggetto, troppe volte, di aggressioni indiscriminate e folli. Ancora oggi qualcuno non può non provare orrore di fronte ad una targa, posta all'interno della Camera dei Deputati, a ricordare quel Giuliani, meritevole di aver scagliato un estintore contro un carabiniere in una pantera assediata dai dimostranti. Il carabiniere aveva sparato per difesa, uccidendo, accidentalmente a mio modo di vedere, Giuliani. Al di là di queste situazioni estreme è esperienza di ogni domenica negli stadi, di ogni manifestazione anche politica e di un passato recente il ricorrere di slogan, il lancio di pietre e di minacce nei confronti delle forze dell'ordine. Forze, poliziotti e carabinieri, che dopo l'approvazione della legge sulla tortura, sono state poste nella condizione non solo di non potere agire efficacemente per poter difendere l'ordine pubblico ma neppure di poter difendere loro stesse in situazioni di legittima difesa. Sono troppo raccapriccianti le immagini che ricorrono su internet di cosiddetti migranti che sbeffeggiano e aggrediscono agenti di polizia o carabinieri, perplessi, che fanno molta attenzione a non reagire, perché -sapendo di essere ripresi con smartphone- apprendono che ogni loro azione, anche difensiva, sarebbe interpretata come un atto politicamente scorretto. Persino l'utilizzo delle armi, legittimo in molti casi, è assimilato ad un genocidio, ponendo fine alla loro carriera. In molti casi vengono trascinati sul banco degli imputati o in carcere. È avvenuto in un gruppo di carabinieri a Pontremoli e in Lunigiana e sappiamo che questi uomini, che rischiano la loro vita per 1500 euro al mese, sono esposti al pericolo e al pubblico ludibrio, oltre che alla minaccia di un'ostilità preconcetta e assurda che alligna in tutte le organizzazioni eversive, soprattutto coloro che considerano lo Stato un nemico della patria. Dagli slogan sessantottini dei "celerini assassini" al carabiniere "casco nero" arriviamo fino ad oggi con la stupidità demenziale che è transitata soprattutto nei Centri Sociali che, avendo perso il proletariato dell'operario massa, devono rifugiarsi nella retorica del migrazionismo e del globalismo, tra l'altro ben pilotati da centrali finanziarie, per poter continuare a sputare sullo Stato e sulle divise che lo incarnano. È l'occasione questa per tutti noi per esprimere la nostra vicinanza e solidarietà a carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti di polizia penitenziaria che esercitano una funzione delicatissima in un crocevia fondamentale per la prevenzione dei reati e per la sovranità dello Stato quale il carcere. Ma ricordiamo anche il corpo forestale, che è fuso con l'arma dei carabinieri. È il momento di elevare un elogio nel giorno dopo la catastrofe di Bologna a tutti i servitori dello Stato che ogni giorno e per poco denaro e molto onore proteggono le nostre vite e la dignità del nostro Stato nazione. Viva i carabinieri, viva la polizia, viva l'Italia.

Dai blog