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Parti in crociera e sparisci nel nulla

Negli ultimi vent'anni duecento turisti non sono più ritornati a casa

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Tu dici: vado in crociera e mi rilasso. Oppure: vado in crociera e faccio notte coi balli latinoamericani. Oppure ancora: vado in crociera e mi trovo inscatolato in mezzo a branchi di turisti scaricati dai pontili come carne da escursione. Tutto legittimo, siamo fermi nel campo dei racconti dei mille croceristi che ciascuno di noi conosce. Ma attenzione, come nei migliori gialli, come nelle migliori atmosfere create dalla sapienza della suspense, la crociera non è solo questo; può diventare un viaggio pericoloso, pericolosissimo, il soggiorno a bordo dei lussuosi piroscafi che solcano i mari. Di un paio di giorni fa è la notizia della torinese che si è salvata miracolosamente da un volo di trenta metri da una nave da crociera al largo della Norvegia. Flora Stuardo è cascata in volo di trenta metri dall'oblò della sua cabina alla lastra del mare ghiacciato, duro come il cemento. E lei, evidentemente più dura del cemento, è sopravvissuta, e si è risvegliata dal coma giusto il tempo di dire: non mi sono buttata, mi ha gettato il mio compagno. Una vicenda che potrebbe tranquillamente fare il paio con quella che racconta Eric-Emmanuel Schmitt in Piccoli crimini quotidiani. Bene, storiacce che non vorremmo ascoltare ma che riportano a un dato ancora più inquietante: sapete quante persone sono scomparse dalle crociere negli ultimi vent'anni, ovvero non hanno fatto più ritorno a casa e la loro sparizione è ancora avvolta in un inquietante mistero? Duecento, più o meno un turista da crociera al mese. Un numero che certo è poca cosa rispetto ai milioni di esseri umani che ogni settimana si imbarcano ai Caraibi, nel Mediterraneo o dove volete voi per godersi una vacanza in mezzo al mare, ma è comunque significativo. Soprattutto perché si tratta di casi spesso di cold case rimasti irrisolti, casi di gente che si è semplicemente dileguata nel nulla senza una ragione apparente e senza, diciamo, uno straccio di ricostruzione dell'accaduto che possa dare conforto a compagni, amici, familiari. Ebbene, da tempo esiste un'associazione che si occupa di tutto quanto di misterioso, macabro, cruento, inspiegabile, avviene dentro e attorno le navi da crociera. Si chiama International Cruise Victims (ICV), ha un sito piuttosto ben strutturato (http://www.internationalcruisevictims.org) dove si legge che l'associazione sostiene una riforma legislativa con lo scopo di proteggere i passeggeri delle crociere dai crimini e per accrescere i diritti delle vittime che avvengono nelle crociere. Potrebbe quasi sembrare uno scherzo ma non lo è, se leggiamo le storie di violenze, abusi, sparizioni che si mischiano, nascondendosi all'occhio gioioso dei depliant e delle pubblicità, con l'idea comune che giustamente abbiamo di una crociera: relax, svago, divertimento. Eppure il fondatore dell'associazione, Kendall Carver, ha avuto la figlia quarantenne Merrian vittima di una scomparsa, nel 2004, che ha dei tratti incredibili: il comandante della nave su cui viaggiava diretta in Alaska ha impiegato due giorni per contattare la famiglia e spiegare loro cos'era successo, e nulla di Merrian è stato restituito, con la comunicazione che i suoi effetti personali erano stati imbustati e «dati in beneficienza». Una storia dolorosamente surreale, in cui nemmeno le spese in indagini private della famiglia Carver si sono rivelate utili per trovare uno straccio di spiegazione a quanto era accaduto. Dal momento in cui una tragedia di simili proporzioni, priva anche del conforto di una ricostruzione plausibile, si è abbattuta sui Carver, il signor Kendall ha cominciato un poco alla volta, e con la pazienza investigativa che solo la disperazione o la frustrazione sanno offrire, a monitorare e a catalogare storie analoghe, che ormai compongono un triste database di tutto rispetto. Si tratta di cuochi scomparsi, animatrici sparite nel nulla, turiste suicidate e ritrovate giorni dopo in mezzo all'acqua, e così via. Roba da girarci un thriller, se non fosse che qui c'è poco da scherzare. E quando ho portato la famiglia cinque anni fa in crociera, se avessi saputo, avrei chiuso meglio la porta della cabina quando andavamo a dormire.

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