Indagine Why not, Mastella a De Magistris: "Mi deve 20 mila euro, si deve vergognare"
L'inchiesta, condotta dall'allora procuratore della Repubblica di Catanzaro, fu decisiva sul piano politico, perché alle dimissioni di Mastella da Guardasigilli
Paradossi, lamenti e mezze verità. Fosse in vita, Eduardo De Filippo, costruirebbe un canovaccio tutto partenopeo sul duello, che si trascina da quasi otto anni, tra Clemente Mastella e Luigi de Magistris. La storia è ben nota, e ha al centro la famosa Why Not, una monumentale inchiesta soufflè in cui finì triturato (poi assolto) l'imprenditore Antonio Saladino e in cui furono coinvolti, a vario titolo, alcuni esponenti del centrosinistra di marchio prodiano. Tra cui, appunto, lo stesso Clemente Mastella. L'inchiesta, condotta da Luigi de Magistris, ora sindaco di Napoli ma al tempo sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, fu decisiva sul piano politico, perché proprio l'iscrizione nel registro degli indagati di Clemente Mastella portò alle sue dimissioni da Guardasigilli e alla conseguente, poco successiva, fine del governo Prodi. Per il politico sannita fu la caduta dal firmamento politico, nel quale si era sempre mosso interpretando magistralmente la democristiana politica dei due forni. Fine dei giochi, sia per lui, che non rientrò in Parlamento nel 2008, sia per il suo Udeur, quel micro–partito sopravvissuto soltanto in qualche orgogliosa espressione territoriale. Logica vuole, quindi, che Mastella e de Magistris, a distanza di anni, non si amino. E che Mastella sia partito lancia in resta, rivendicando il suo ruolo di vittima, quando Luigi de Magistris lo scorso settembre è stato condannato dal Tribunale di Roma per utilizzo illegale, nella famosa inchiesta, dei tabulati telefonici di parlamentari assieme all'altro protagonista della vicenda, quel Gioacchino Genchi tecnico informatico elevato nei suoi anni migliori a eroe dei giustizialisti di casa nostra. Ieri, l'ultimo botta e risposta. A Clemente Mastella, nel corso di un'iniziativa a Napoli in vista delle regionali, i cronisti hanno chiesto conto di una sua vecchia promessa, formulata prima delle elezioni comunali del capoluogo campano, nel 2011. «Se vince de Magistris mi suicido», annunciò ai conduttori di Un giorno da pecora. Sappiamo tutti com'è andata a finire. Visto che non c'era la serietà della domanda non c'è stata la serietà della risposta», è uscito dall'angolo ieri Mastella, prendendo l'argomento poco sul serio. Poi si è fatto serissimo: «Però le posso dire – ha detto rivolto al giornalista - che de Magistris ha fatto delle cose sconnesse, sgarbate: è sentenziato; lui mi deve dare 20 mila euro. Ancora non glieli richiedo perché aspetto che ci sia la definizione della seconda istanza di giudizio. de Magistris – ha proseguito Mastella - se fosse stato in un altro Paese si sarebbe dovuto vergognare e andare a casa, non fare il sindaco di Napoli». Il riferimento è al quantum stabilito dal Tribunale di Roma, a seguito della condanna di settembre, per risarcimento danni ai parlamentari coinvolti. La risposta di de Magistris non si è fatta attendere: «Mastella farebbe bene a essere più cauto nel cantare vittoria e i ventimila euro non ce li ho e non glieli devo dare. Il tempo è galantuomo – ha proseguito il sindaco "arancione" – e in qualche modo alla fine la verità si riesce a stabilire anche pagando prezzi pesanti. La condanna, ingiusta e assurda, verrà riformata e per questo non temo azioni risarcitorie». E poi un accenno all'ammontare: «Sono un umile sindaco di strada, e non ho gli stipendi d'oro di parlamentari e boiardi che ogni tanto vengono pubblicati. Mi sono anche dimesso dalla magistratura 15 giorni prima di maturare la pensione». Non per fare i conti in tasca, ma basta fare un giro sul web per capire che, secondo l'ultimo dato disponibile (del 2014), il sindaco di Napoli percepisce intorno ai 4000 euro al mese netti. Se poi si considerano i circa due anni che ha fatto da europarlamentare (che percepiscono una retribuzione di circa 6 mila euro netti al mese senza considerare rimborsi e indennità), si arriva, se non proprio al totale, al principio. Secondo cui De Magistris sarà pure un sindaco di strada, ma c'è chi sta peggio di lui. Quel che rileva, però, è la metamorfosi. Dalla rivoluzione arancione, dando sfogo elettorali agli appetiti vagamente manettari del popolo pre-grillino, al garantismo più ferreo. Sì, forse a Eduardo piacerebbe un bel po'.
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