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Da Marx a Maometto: jihad brigatista

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Ex terroristi si convertono all'Islam per continuare la lotta armata I servizi segreti: vogliono aiutare i musulmani a conquistare Roma

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  Ex appartenenti alle Brigate Rosse e all'estremismo di sinistra italiano, oggi convertiti all'Islam. Una miscela di delirio e strategia, dove ideologie apparentemente incompatibili si ritrovano unite per scendere in campo contro nemici considerati comuni: sionismo e imperialismo. È la nuova frontiera dello jihadismo italiano, finita sotto la lente di ingrandimento dell'antiterrorismo. Sono dieci in tutto i nomi che destano sospetti e che fanno parte di quello zoccolo duro dell'eversione interna, che oggi avrebbe scelto un'altra via per portare avanti la lotta armata. Una lista di persone da sempre oggetto di attenzione per i loro trascorsi. Da quando hanno deciso di abbracciare la religione musulmana, visto anche il fenomeno dei foreign fighters, gli investigatori però li osservano ancora di più, benché non ci siano al momento avvisaglie terroristiche. Nonostante il conclamato ateismo professato dagli storici ideatori del comunismo reale, il passaggio all'Islam non solo rappresenta, in alcuni casi, una scelta di fede, ma un altro modo per riprendere vecchie battaglie: antisionismo, antimperialismo, istanze anticapitaliste. L'ideologia che ha mosso le Br è stata totalmente surclassata sul piano politico e militare da nuove dottrine, a differenza di quella portata avanti dal fondamentalismo islamico, e dallo Stato islamico in particolare, che ogni giorno conta nuovi proseliti. Tra i dieci personaggi, più o meno noti alle cronache, molti sono ancora attivi a Roma. Altri vivono nella penombra in città come Bologna e Milano. Spesso capita di incontrarli nelle manifestazioni di piazza a favore della Palestina, ma sempre defilati rispetto alla massa. La conversione, per alcuni, è arrivata dopo un percorso che li ha visti indagati per fiancheggiamento alle Brigate Rosse, oppure per una reale e concreta appartenenza a cellule eversive dell'estrema sinistra. In ogni caso, queste vite condotte «al limite». Qualcuno di questi, oltre ad avere abbracciato la fede musulmana, ha anche ricoperto ruoli di spicco all'interno di organizzazioni islamiste radicalizzate. Ferma restando una reale conversione, come atto di fede intimo e inopinabile, l'avvicinamento a posizioni estremiste in nome di Dio, desta sospetto. Per nessuno dei dieci personaggi sotto osservazione, al momento, esistono reali sospetti di attività terroristica. I legami tra i due mondi, però, rappresentano un aspetto della strategia dell'Isis da non sottovalutare. Come anticipato ieri proprio da «Il Tempo», all'interno dell'ebook «Bandiere nere da Roma», pubblicato in Rete dallo Stato islamico all'interno di una collana che comprende anche altri volumi di propaganda jihadista, dove proprio nel mondo dell'estrema sinistra italiana, i fondamentalisti islamici individuano un alleato prezioso da utilizzare per conquistare Roma. In un passaggio del testo si legge: «Una popolazione crescente di attivisti di sinistra (quelle persone che sono contro gli abusi verso esseri umani e animali, contro il sionismo, le misure di austerità), guardano ai musulmani come ad una forza per lottare insieme contro le ingiustizie del mondo. A volte fanno parte di movimenti anarchici e potrebbero allearsi con i musulmani per combattere contro i neo-nazisti e la politica. Questi daranno informazioni utili, armi da condividere e la possibilità di lavorare sotto copertura, per spianare la strada ai musulmani verso la conquista di Roma. Come accadrà questo? Se avete mai partecipato ad una manifestazione pro-Palestina o di protesta contro Israele, avete sicuramente visto molti attivisti che non sono musulmani, ma che sostengono ciò che i musulmani chiedono (la caduta del sionismo). Èproprio qui che si avranno i collegamenti tra musulmani e attivisti di sinistra. Una parte di questi - si legge ancora - si renderà conto che le proteste non sono efficaci, e che la lotta armata è l'alternativa. Così inizieranno a lavorare insieme, in piccoli gruppi per combattere e sabotare la finanza d'élite». Ecco dunque, secondo gli analisti, quali sarebbero i punti di contatto tra estremisti islamici ed ex fiancheggiatori delle Brigate Rosse: posizioni apertamente antisioniste rivolte, ovviamente, ad Israele e Stati Uniti; la possibilità di superare le divergenze in nome di una operatività contro il comune nemico rappresentato dall'Impero occidentale e dalla dottrina capitalista. Lo stesso Bin Laden, il defunto leader di Al Qaeda, già nel 2003, durante il proclama diffuso dalla rete televisiva Al Jazeera, disse. «È lecito in questa situazione che gli interessi dei musulmani e dei socialisti concorrano nella guerra contro i crociati, nonostante la nostra convinzione che i socialisti siano apostati». Un teorema rivolto sia ai governi capeggiati da leader del partito Baath, sia alle masse di simpatizzanti di dottrine marxiste dei paesi occidentali. Parole all'epoca apparentemente scollegate da un contesto internazionale che oggi vede, invece, la partenza di combattenti volontari per la jihad dall'Italia, così come dal resto dell'Occidente, verso Siria e l'Iraq.

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