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Brogli, indagati 6 biologi Coinvolto ex magistrato

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Avrebbe attestato la correttezza della votazione

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Schede elettorali false, errori nella compilazione dei registri e verifiche taroccate. È una vera e propria bufera quella che potrebbe investire l'Ordine Nazionale dei Biologi. I vertici dell'Albo infatti hanno ricevuto da pochi giorni l'avviso di conclusione indagine, un atto che solitamente prelude la richiesta di rinvio a giudizio. I fatti contestati dalla procura risalgono al 2012, quando Pietro Sapia ed Ermanno Calcatelli, entrambi finiti nella tempesta scatenata dalla procura di Roma, erano candidati nella stessa lista dell'Ordine Nazionale dei Biologi. Anche Giuseppina Comandè, una donna che ha trascorso diversi anni nelle stanze della segreteria dell'Albo, è stata indagata. Sul banco degli imputati, al loro fianco, potrebbero essere costretti a sedersi anche Gessica Pisanelli e Antonio Costantini, al tempo candidati all'Ordine. Ma il nome più rilevante iscritto nel registro degli indagati è sicuramente quello di Giampaolo Leccisi: «Consigliere di Cassazione fino al 2010 - si legge nel suo curriculum - ha prestato servizio presso il tribunale di Milano, la Procura della repubblica di Velletri, la Pretura, il Tribunale e la Corte d'Appello di Roma, l'Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, la Procura Generale della Repubblica e presso la Corte Suprema di Cassazione». Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di falso ideologico, falso materiale e in scrittura privata. «In esecuzione di un medesimo disegno criminoso e al fine di procurarsi un vantaggio - si legge nel capo d'imputazione relativo a Calcatelli, Sapia e Comandè - formavano falsamente 23 richieste di schede elettorali relative alle elezioni dell'Ordine dei Biologi e del Consiglio Nazionale dei Biologi». Successivamente «formavano schede di voto false». Anche Gessica Pisanelli, secondo la procura, avrebbe utilizzato lo stesso trucco, «formando falsamente 35 richieste di schede elettorali». Costantini invece ne avrebbe falsificate 27. In altre parole, grazie alla posizione lavorativa di Giuseppina Comandè, funzionario responsabile della segreteria, gli indagati si sarebbero appropriati delle generalità degli iscritti all'Ordine, dati questi conservati nell'archivio dell'ente. Così avrebbero emesso successivamente firme «apocrife», inviandole alla segreteria dell'Ordine e inducendo così in «errore gli addetti alla compilazione del registro informatico». Per poter votare infatti, ogni biologo deve prima richiedere la scheda, firmando un apposito documento. Successivamente i professionisti votano inviando le loro preferenze via posta. Quindi gli indagati avrebbero richiesto falsamente delle schede elettorali e poi le avrebbero compilate a loro piacimento. Il tutto con l'aiuto di Giampaolo Leccisi «perché, in qualità di commissario straordinario competente alla verifica di ammissibilità del voto espresso per posta, nel verbale di consegna al presidente di seggio di 5682 buste con le schede di voto considerate ammissibili» avrebbe attestato falsamente una verifica eseguita corretta: «verifica ammissibilità voto per posta lettera raccomandata e firma autentica nei modi di legge» era possibile riscontrare nei verbali. Invece, secondo gli inquirenti «in realtà le buste con le quali gli elettori avevano rispedito le schede risultavano prive dell'autenticazione di firma e accompagnate da mera fotocopia del documento del votante». Così, il magistrato in pensione «induceva in errore il seggio elettorale, costituito per lo svolgimento delle elezioni del Consiglio Nazionale dei Biologi e dell'Ordine Nazionale del Consiglio dei Biologi, sulla validità dei voti espressi». Neanche a dirlo, alla fine, gli indagati erano risultati vincenti e alcuni di loro avrebbero anche intenzione di candidarsi alle prossime elezioni. Tutte accuse da verificare ma la bufera sembra appena essere iniziata.

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