Yara, a caccia del Dna a casa e nelle auto
Nel mirino degli investigatori la Volvo V40 grigia e il furgone celestino. Verifiche anche sugli abiti del presunto killer e sugli utensili sequestrat. La moglie di Bossetti: "È innocente, ha chiarito tutto"
BERGAMO Tra qualche giorno verrà a conoscenza di altri risultati scientifici. Dal carcere di Bergamo Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di 44 anni accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, attende la fine degli accertamenti dei carabinieri del Ris. Più volte ha ripetuto di essere innocente. Anche di fronte alla prova del DNA che lo ha fatto finire dietro le sbarre con la terribile accusa di aver accoltellato otto volte la ragazzina di tredici anni. E avrebbe intenzione di ripeterlo anche quando gli verranno comunicati i risultati degli esami che i carabinieri stanno eseguendo sugli oggetti sequestrati tre giorni fa nella sua abitazione e nel garage. Tra questi, la sua auto, una Volvo V 40 grigia e sul furgoncino di colore celestino. Proprio in questi due mezzi, che sono stati trasferiti da Bergamo a Parma, sono iniziati i rilievi tecnici. A caccia di cosa? Principalmente di impronte digitali di Yara e di materiale biologico. Questo per capire se la giovane ginnasta ritrovata senza vita il 27 febbraio del 2011 sia salita sulla sua automobile il 26 novembre del 2010, giorno della scomparsa. Le vetture saranno dunque passate al setaccio come anche gli abiti che sono stati prelevati nell'abitazione di Mapello e gli arnesi sequestrati nel garage e nel locale dismesso che si trova alle spalle di casa. Si tratta di accertamenti che sono stati delineati ieri in procura a Bergamo da parte del comandante del Reparto investigazioni speciali, il colonnello Giampietro Lago, al pubblico ministero Letizia Ruggeri e al procuratore capo Franco Dettori, alla presenza anche del comandante provinciale dei carabinieri Antonio Bandiera. Un incontro che è durato un paio d'ore nel palazzo di giustizia, durante il quale sono state stabilite anche altre attività investigative oltre che scientifiche per tentare di chiudere il cerchio il prima possibile intorno al presunto assassino di Yara. Per fare questo però, sarà necessario prima che la difesa nomini un consulente di parte proprio a garanzia dell'indagato. La procura dunque sta cercando di dare un'ulteriore accelerazione all'indagine, mentre la difesa sta valutando quando presentare ricorso al tribunale del Riesame contro la custodia cautelare. Intanto, ieri, il procuratore capo ha affermato che è intenzione del suo ufficio chiedere il giudizio immediato (che salta la fase dall'udienza preliminare e si parte direttamente con il processo). «La decisione di richiederlo spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di sì, che si possa fare il giudizio immediato. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il più rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia». Sul Dna, il numero uno dei magistrati di Bergamo ha sostenuto che «la nostra è una certezza processuale basata su prove scientifiche praticamente prive di errore. Questa prova è stata stabilita in un contesto oggettivo molto ben specifico. Non si possono fare correlazioni con altri casi come quello di via Poma, sono casi diversi. Basti pensare a dove il liquido biologico si trovava, cioè sugli slip della adolescente in prossimità di una lacerazione degli slip stessi, e poi l'ulteriore contesto che lascio a voi valutare come le sevizie subite con un coltello. Tra l'altro poi colui che è stato identificato non ha niente a che fare con l'ambiente di normale e comune frequenza della ragazza». E ancora: «È diritto del Bossetti professarsi innocente, fa parte della dinamica processuale. Ma la nostra è una verità scientifica. Allora, crediamo o non crediamo alla scienza? L'esattezza la danno in percentuale quasi totale. Poi si possono fare tutte le perizie del caso, se dovesse essere disposto un accertamento i margini ci sono per poterlo fare». Una convinzione decisamente opposta a quella dell'indagato, il quale, invece, più volte ha urlato la sua totale estraneità alle terribili accuse che gli sono state rivolte dagli inquirenti bergamaschi e ha giurato di non aver mai conosciuto Yara.
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