"Il giudice ha ragione: Roma è un casino"
Raffaele Pernasetti, parla il boss della Magliana: "Meglio la Banda, ora non ci sono regole"
«Un elogio della banda della Magliana? Sì, ho letto Il Tempo . Non lo so, non credo. Beh, forse un pochettino. Ma... penso che il giudice sia stato frainteso». Nel suo discorso in apertura dell'anno giudiziario, il presidente della Corte d'appello Catello Pandolfi ha lasciato senza parole pure Raffaele Pernasetti, "er Palletta", 64 anni il prossimo dicembre. Nel novembre 2011 i giudici di sorveglianza del Tribunale di Firenze hanno disposto il regime di semilibertà fino a tutto al 2017. Ora lavora in zona Testaccio, fa l'aiuto cuoco nella trattoria «Oio a casa mia». Si è diplomato ragioniere e all'università studia Scienze tecnologiche e alimentari. «Se ci riesco apro un localino e preparo ricette tutte mie. Per esempio ravioli al baccalà o gnocchetti verdi con crema di zucca e gamberi di Mazara del Vallo. Li ha mai mangiati?». Er Palletta la banda la conosceva bene. Dalla giustizia è stato ritenuto uno dei famigerati killer dell'organizzazione romana, vicino a uno dei capi della holding criminale, Enrico De Pedis, ammazzato il 2 febbraio '90 in via del Pellegrino, a pochi metri da Campo de' Fiori. Che effetto le ha fatto leggere quelle parole sulla banda: da quando non c'è più, Roma è un'attrattiva per le altre mafie che riciclano alla grande? «So' rimasto un pochettino... In effetti è un elogio, si ripetevano certe cose... Condivisibile? Non sono d'accordo. Soddisfatto? Mi dovrebbe far piacere, ma non era una cosa... Forse il giudice non voleva esprimersi così. Forse sì, forse no. È vero?» (Ride). Non lo so, lo chiedo a lei «Oggi è un casino». Che vuol dire? «Ci vorrebbe più controllo da parte delle forze dell'ordine, secondo me. Io ho fatto tanto carcere (è stato condannato a 30 anni, accusato di sei omicidi ma giudicato colpevole di uno soltanto, ndr ), ho il cervello. Ma questi non hanno più il cervello. Una volta si rispettavano certi valori, le persone si aiutavano». E adesso? «Si ammazza per poco, non ci sono i valori di una volta, la famiglia. Se si era in difficoltà chiedevi aiuto e qualcuno te lo dava». Scusi, ma che c'entra con la banda della Magliana? «La banda è stata gonfiata, non c'erano tagliaggiamenti, in fondo se vanno a vedere attentamente...». Ma è vero che senza la banda romana ora le mafie hanno campo libero? «Credo che un po' di valori c'erano. Gli amici, la famiglia, il senso di speranza, l'onestà, quella che ti aiuta. Oggi è tutto cambiato». Cioè? «Esco la mattina, vado al lavoro, ho due ore libere, me ne sto in famiglia. Non frequento pregiudicati, scrivo, faccio teatro». Quale copione? «È in progamma "La morte di Socrate", si parla di giustizia (altra risata, ndr) . Scrivo un libro autobiografico, comincio a raccontare la mia storia da quando ero ragazzino. Penso che una persona quando ha fatto qualcosa che non doveva fare... Queste pubblicità non le ritengo giuste». Si riferisce ai tanti film sui boss e le bande, anche della Magliana? «I messaggi che arrivano ai giovani non sono positivi». Ci potrebbe essere un'altra banda della Magliana? «Il contesto storico è cambiato. Passeggio per Testaccio e non mi hanno mai sparato alle spalle. Vuol dire qualcosa?». E se la ride di nuovo.
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