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Il generale tradito dalla sorte. L'ultimo volo di Calligaris

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L'alto ufficiale aveva partecipato a numerose missioni internazionali e aveva oltre 2000 ore di volo

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Il destino beffardo lo ha fatto schiantare con il suo elicottero contro un cavo dell'alta tensione. Il generale di divisione Giangiacomo Calligaris è morto per un incidente che potrebbe sembrare banale, ma che è l'incognita temuta da quanti sono usi alla cloche di un elicottero. Anche, per chi, come il gnerale Calligaris poteva contare su oltre duemila ora di volo. Il volo era la sua passione e la morte lo colto nel cockpit, le sue ali rotanti recise da un cavo maledetto. Una vita in prima linea come si conviene a un ufficiale di rango stimato e apprezzato da tutti. Da meno di un anno era il comandante dell'Aviazione dell'Esercito e la sua base era Viterbo dove si addestrano i futuri piloti della forza armata. Insignito di numerose medaglie e riconoscimenti internazionali che sancivano una carriera valorosa e al servizio del prossimo. Calligaris, però, era nato bersagliere aveva prestato servizio presso il 2° Reggimento «Governolo» in Legnano, partecipando anche alle missioni in Libano ITALCON 1 e ITALCON 2 (1982-1983) sotto il comdano del generale Angioni. Sin da subito, quindi, Calligaris partecipò alle operazioni «fuori area» acquisendo così un bagaglio di esperienza notevole. Pochi anni più tardi, nel 1985, maturò la passione per il volo ed entrò nell'aviazione dell'Esercito nell'ambito del 28° gruppo squadroni «Tucano», dove si occupava di tutta l'organizzazione operativa del reparto. Alla fine degli anni '80 e inizi degli anni '90 aveva frequentato il corso di Stato Maggiore e il corso superiore di Stato Maggiore presso la Scuola di Guerra di Civitavecchia. Sono anni di studio e preparazione per il futuro comandante dell'aviazione dell'esercito. Nel 1992 era entrato a far parte dello Stato maggiore dell'Esercito svolgendo diversi ruoli nel settore della formazione. Due anni più tardi torna operativo assumendo il comando del 49º Gruppo elicotteri d'attacco «Capricorno» presso il 5º Corpo d'Armata e nel 1998 guida nuovamente i fanti piumati del 6º Reggimento bersaglieri a Bologna. Comincia così la lunga stagione delle operazioni all'estero. Nel 1999 è in Kosovo nell'operazione Joint guardian a Pec. Ufficiale di valore, nel 2004 diviene vicecomandante della Brigata aeromobili Friuli e con i suoi Mangusta viene inviato in Iraq durante l'operazione «Antica Babilonia». A Nassiriya si distingue per coraggio e disponibilità. I suoi elicotteri e lui stesso alla cloche, danno costante supporto alle pattuglie a terra, a rischio di essere colpiti dai razzi sparati dai ribelli iracheni nostalgici di Saddam e alle frange qaediste. Dopo l'esperienza irachena diviene comandante della Brigata aeromobile Friuli. Grazie all'esperienza acquisita sul campo, nel 2005, l'allora colonnello Calligaris, viene chiamato a Roma al Comando operativo interforze a Centocelle, la sala regia che gestisce tutte le operazioni in patria e fuori delle forze armate italiane. In questo ruolo è il responsabile delle operazioni dei nostri velivoli in Afghanistan. Sono gli anni dell'escalation talebana e i nostri elicotteri si rivelano determinanti nelle operazioni di copertura ai convogli e, tutte le volte che drammaticamnte è stato necessario, alle operazioni di soccorso medico per i militari coinvolti in attacchi. Non solo operazioni combat, l'impegno di Calligaris nel suo ruolo al Coi è di soccorrere le popolazioni durante eventi critici. Così l'ufficiale coordina l'evacuazione degli italiani e di altri europei dal Ciad e gli aiuti forniti dalle nostre forze armate ad Haiti durante il disastroso terremoto. Nel 201l le Primavere arabe lo vedono di nuovo nel ruolo di soccorritore per facilitare l'evacuazione degli italiani da Tunisia ed Egitto. Più complessa la situazione da gestire con la guerra civile scatenatasi in Libia. Il generale Calligaris è alla regia delle operazioni Unified Protector e Odissey Down per garantire la No fly zone e aiutare la popolazione.

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