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Meglio mordersi la lingua che sparlare

Udienza generale del Papa

Il Pontefice mette in guardia i cristiani dalle chiacchiere che feriscono «La Chiesa è una in ogni angolo del mondo, guai a quelli che la privatizzano»

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La preoccupazione per l'unità della Chiesa. L'ammonimento contro la mormorazione. La preghiera per i cristiani che soffrono nel mondo. E il consueto, caloroso, lunghissimo abbraccio dei fedeli. Piazza San Pietro è stata ancora una volta lo scenario della catechesi di Papa Francesco, una catechesi fatta di parole ma anche di gesti di cordialità (ha di nuovo bevuto del mate, l'infuso molto diffuso in Sud America, offertogli da un fedele mentre un altro gli ha regalato una torta) e di affetto nei confronti dei malati. In particolare, tra questi c'era un bambino con una mascherina sul volto, in braccio al padre, mentre la mamma era accanto con l'altra figlia. La donna è scoppiata in lacrime quando ha spiegato al Pontefice le difficoltà del bimbo e Francesco ha abbracciato la giovane signora. Poi ha fatto per baciare il piccolo ma questi è scoppiato a piangere anche lui e si è sottratto. Bergoglio ha fatto allora il gesto di accarezzargli il viso e il bimbo, ancora turbato, si è aggrappato al padre. Francesco stava per proseguire, ma i genitori del piccolo - che nel frattempo si era tranquillizzato - gli hanno chiesto di tornare indietro e così bacio e carezza sono arrivati a destinazione. La catechesi del Pontefice è stata ancora incentrata sulla Chiesa. Una realtà sparsa in tutto il mondo, con oltre 3.000 diocesi che però è la stessa dappertutto. «Abbiamo bisogno di comunione. Il mondo ha bisogno di unità e la Chiesa è casa di unità» ha detto agli 80.000 fedeli presenti in piazza. «L'unità viene dallo Spirito Santo che è il motore dell'unità». E ha indicato i mezzi per raggiungerla: «umiltà, dolcezza, magnanimità». Una unità che si trova «nella fede, nella speranza, nella carità», nei Sacramenti che «come pilastri» sorreggono «l'unico grande edificio della Chiesa». «Dovunque andiamo, anche nella più piccola parrocchia, nell'angolo più sperduto di questa terra, c'è l'unica Chiesa; noi siamo a casa, siamo in famiglia, siamo tra fratelli e sorelle. E questo è un grande dono di Dio! La Chiesa è una sola per tutti». È come una famiglia: «si può essere lontani, sparsi per il mondo - ha detto il Papa - ma i legami profondi che uniscono tutti i membri della famiglia rimangono saldi qualunque sia la distanza». Francesco ha invitato ciascuno a chiedersi se «come cattolico vivo questa unità nella Chiesa? Oppure non mi interessa perché sono chiuso nel mio piccolo gruppo o in me stesso? Sono di quelli che "privatizzano" la Chiesa per il proprio gruppo, la propria Nazione, i propri amici? È triste trovare una Chiesa privatizzata per questo egoismo e questa mancanza di fede, eh? È triste!». In questo contesto il Papa ha invitato a pregare per i tanti cristiani perseguitati nel mondo a causa della fede: «Rispondete nel vostro cuore: io prego per quel fratello che è in difficoltà per confessare e difendere la fede?». E ha proseguito: «A volte sorgono incomprensioni, conflitti, tensioni, divisioni che la feriscono e allora la Chiesa non ha il volto che vorremmo». A questo proposito, Francesco ha messo in guardia dalle chiacchiere che «fanno male alla Chiesa, alle parrocchie, alla comunità. Feriscono. Un cristiano, prima di chiacchierare deve mordersi la lingua! Sì o no? Eh, mordersi la lingua! Quello ci farà bene perché la lingua si gonfia - ha concluso tra il serio e il faceto - e non può parlare e non può chiacchierare». In precedenza, a S. Marta, celebrando la Messa con i cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e Bechara Boutros Rai, patriarca maronita del Libano, insieme con un gruppo di vescovi maroniti venuti da Libano, Siria, Terra Santa e da diversi altri Paesi di ogni continente, Francesco aveva incoraggiato i cristiani del Medio Oriente: «Dio mai ci abbandona». È la preghiera sempre e comunque, ha precisato, «la strada che dobbiamo percorrere per affrontare i momenti difficili, come le prove più drammatiche e il buio che talora ci avvolge in situazioni imprevedibili». Da parte sua, il cardinale Bechara Rai ha rivolto al Santo Padre «che ci sostiene nel nostro cammino spesso spinoso» e lo ha ringraziato per il forte impulso che ha dato alla ricerca della pace.

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