Aggredisce la vicina Dora Kyenge a giudizio
Insulti, pugni e minacce di morte Albanese denuncia la sorella di Cecile
Insulti, minacce di morte e pugni alla vicina di casa. Un episodio di cronaca certamente non insolito che acquista ben altra rilevanza per il nome della protagonista della vicenda: Kapya Kyenge, 46 anni, sorella del ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge. La procura di Pesaro ha chiuso l'inchiesta e chiesto la data di fissazione del processo (non ancora definita) davanti al Giudice di Pace. Lesioni, minacce e ingiurie: queste le accuse nei confronti della Kyenge, a seguito della querela sporta da Aferdita Beqiri, la vicina di casa albanese. Teatro dello scontro Ginestreto, una frazione del Comune di Pesaro dove Kapya Kyenge, conosciuta da tutti con il nome di Dora, vive in un alloggio di edilizia popolare. I fatti risalgono allo scorso 18 aprile, ma la Beqiri, medicata al pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni, ha sporto querela soltanto un mese dopo l'accaduto. All'origine della violenta lite, i continui diverbi sul posizionamento della bicicletta che la Beqiri appoggiava sempre sul muro del condominio della Kyenge. Secondo il racconto della querelante, la sorella del ministro l'avrebbe aggredita, sferrandole un pugno sul collo e minacciandola di morte. Non solo. Ad aggravare la situazione le presunte frasi offensive pronunciate da Dora Kyenge sul Paese di origine della vittima, l'Albania, e sull'importante posizione occupata dalla sorella: “Ho le spalle coperte, lavora in Parlamento”. Cecile all'epoca dei fatti era ancora deputato, dopo dieci giorni sarebbe diventata ministro dell'Integrazione. Una nomina, seguita da alcune proposte, che hanno scatenato polemiche, attacchi e intimidazioni a sfondo razziale. L'ultima mercoledì scorso ad Ostia, con tre manichini insanguinati posizionati da esponenti di Forza Nuova davanti alla sede del Municipio in occasione della sua visita. «La mia cliente ci tiene a dire che la vicenda non c'entra nulla con il ministro Kyenge, che stima molto condividendone le battaglie per l'integrazione - spiega l'avvocato Rosaria Cipolletta, che tutela la Beqiri - È ricorsa alla querela dopo una serie di aggressioni per motivi di vicinato. Gli insulti e l'aggressione fisica del 18 aprile scorso, avvenuti davanti a testimoni, non potevano rimanere lettera morta perché altrimenti sarebbero continuati per anni. La mia assistita chiede che il tribunale punisca certi atteggiamenti che non possono essere tollerati, neppure dalla sorella dell'ottimo ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge». Di opinione diversa il leader de La Destra, Francesco Storace che non ha perso l'occasione per lanciare una stilettata nei confronti del ministro, prendendo spunto dalla polemica sul cambio della terminologia del codice civile in materia di famiglia . «La Kyenge vuole genitore uno e genitore due. Nella busta numero tre inserisca una sorella che non va in giro a picchiare i vicini». Ancora più duro il commento di Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova: «Appare chiaro, anzi cristallino, che il razzismo e l'odio per lo straniero che la ministra congolese Kyenge imputa ai militanti di Forza Nuova senza avere un minimo di riscontro, se lo ritrova nella sua immensa famiglia poligamica. L'immigrazione non è una risorsa e l'integrazione non esiste. La sua famiglia e il comportamento razzista di Dora Kyenge ne sono una lucida dimostrazione».
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