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Papa: una virtù vergognarsi del male fatto

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Lo ha ricodato il Pontefice durante la messa alla Domus Santa Marta. Presenti i dipendenti del Vaticano, il cardinale Calcagno, presidente aspa. «La vergogna - ha detto Francesco – è una virtù umana ma anche cristiana».

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Roma - «La vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana". Lo ha ribadito Papa Francesco celebrando oggi la messa per un gruppo di dipendenti vaticani. Occorre, ha detto loro il Pontefice, «la capacità di vergognarsi» del male compiuto. «Io - ha continuato - non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a quelli che non possono vergognarsi gli dicono "sin verguenza": questo è un senza vergogna, perché non ha la capacità di vergognarsi, e vergognarsi è una virtù dell'umile, di quell'uomo e di quella donna che è umile». Ad accompagnare questa mattina i dipendenti vaticani alla Domus Santa Marta c'erano il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell'Apsa, il dicastero vaticano che gestisce gli investimenti della Santa Sede, e monsignor Francesco Gioia, un vescovo cappuccino che è tornato da qualche mese alla presidenza della "Peregrinatio ad Petri Sedem", incarico conferitogli una prima volta da Papa Wojtyla dopo che aveva lasciato improvvisamente la diocesi di Camerino-San Severino Marche, ma poi non confermatogli per anni da Benedetto XVI. Commentando la prima Lettera di San Giovanni, in cui si dice che «Dio è luce e in Lui non c'è tenebra alcuna», Papa Francesco, riferisce Radio vaticana, ha sottolineato che «tutti noi abbiamo delle oscurità nella nostra vita», momenti «dove tutto, anche nella propria coscienza, è buio», ma questo - ha precisato - non significa camminare nelle tenebre: «Andare nelle tenebre significa essere soddisfatto di se stesso; essere convinto di non aver necessità di salvezza. Quelle sono le tenebre!». Secondo Francesco, «quando uno va avanti su questa strada proprio delle tenebre, non è facile tornare indietro. Perciò - ha spiegato - la prima Lettera di Giovanni continua, perché forse questo modo di pensare lo ha fatto riflettere: "Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi". Quando il Signore ci perdona fa giustizia - ha proseguito il Papa - innanzitutto a se stesso, perché Lui è venuto per salvare e perdonarci», accogliendoci con la tenerezza di un padre verso i figli: «Il Signore è tenero verso quelli che lo temono, verso quelli che vanno da Lui» e con tenerezza «ci capisce sempre», vuole donarci «quella pace che soltanto Lui dà. Guardate ai vostri peccati», ha esortato dunque il Pontefice rivolto ai presenti, aggiungendo subito: «Ai nostri peccati: tutti siamo peccatori, tutti. Questo è il punto di partenza». Ma, per il nuovo Pontefice, «se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele, è giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. E ci presenta - ha concluso - quel Signore tanto buono, tanto fedele, tanto giusto che ci perdona».

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