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Lazio, addio al fortino Olimpico

Emorragia di tifosi, squadra e Sarri sempre più soli. Col Genoa record negativo di paganti in arrivo

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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C’era una volta il fattore Olimpico, uno stadio che pulsava amore per la Lazio tanto che la società ritirò la maglia numero 12 perché il vero dodicesimo in campo era la curva Nord (ora è rimasta solo quella). Lo stadio amico è stato il teatro di tanti trofei e di vittorie storiche ma ora è diventato un impianto freddo con pochi, sparuti tifosi. Numeri imbarazzanti nelle ultime sfide casalinghe dopo un inizio nel quale il dato era stato dignitoso seppure aiutato dalle tifoserie avversarie (Roma, Inter e Juve). I 6.000 presenti sono un record negativo che dovrebbe spingere il club a rivedere la politica dei prezzi di questa stagione funestata dalla pandemia e dall’assenza di una campagna abbonamenti. Una scelta che non ha premiato e sta penalizzando anche la squadra alla disperata ricerca della propria identità. I tifosi chiedono acquisti ma poi restano sul divano al calduccio perché l’emorragia dell’ultimo mese è inspiegabile a questo livello. 
Un calo era prevedibile senza lo zoccolo duro dei 10-15 mila tesserati, però i numeri previsti per Lazio-Genoa di venerdì alle 18.30 (orario infausto) potrebbero produrre uno storico record negativo. Tutti volevano Sarri, chiedono investimenti sul mercato, volevano l’aumento del monte ingaggi dei giocatori, ora si sono tirati indietro dando uno spettacolo indecoroso. I<ET>quasi 14.000 paganti contro il Galatasaray (dopo gli 8.000 con la Lokomotiv e i 7.000 con l’Olimpique Marsiglia, nelle tre partite interne europee) sono numeri da squadra di terza fascia. Forse non è un caso che nelle prime gare l’Olimpico era diventato un fortino in cui qualche momento di sarrismo si era cominciato a vedere. I successi contro Lokomotiv in coppa e quelli nel derby contro la Roma e con l’Inter dell’ex Inzaghi (unica sconfitta finora dei campioni d’Italia in campionato) avevano visto una partecipazione di almeno 30.000 laziali, poi il crollo (cinque vittorie su sei partite in casa fino all’ultima pausa della nazionale). Contro la Juve lo stadio era quasi pieno per i numeri consentiti dal Covid ed era arrivata lo stesso una sconfitta ma di fatto i biancocelesti non vincono in casa dal 7 novembre (3-0 alla Salernitana, anche lì con 20.000 spettatori, tanti da Salerno). 
La statistica conferma due pari negativi contro Udinese e Galatasaray e il ko contro la squadra di Allegri: serve un’inversione di rotta ma, per battere il Genoa, Sarri e i suoi non potranno contare sull’aiuto di un Olimpico sempre più inadeguato per grandezza e scomodità (almeno recuperano Luis Alberto e Zaccagni mentre Pedro oggi spera di tornare in gruppo). Di certo, una riflessione va aperta all’interno della società per provare a ritrovare l’affetto della propria gente anche attraverso una politica dei prezzi che favorisca il ritorno dei tifosi allo stadio. Una diserzione inspiegabile che merita l’intervento immediato di Lotito.
 

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