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Simeone umilia una Lazio anonima

Poker del Cholito, Immobile salva l'onore ma il sarrismo per ora è un'utopia

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Vergogna e tutti in ritiro punitivo. Un altro disastro, modello Bologna, poker di Simeone che ricorderà a lungo questa sfida contro una Lazio inguardabile: il Verona domina, vince 4-1 e solo per casualità il punteggio non è più pesante per la stralunata banda di Sarri. Non uno, dieci passi indietro, anzi siamo di fronte a un vera e propria crisi di rigetto di un gruppo che non è in grado di correre il giovedì notte e poi di giocare la domenica con la stessa intensità (17 gol presi in nove partite). Si spera che il tecnico lo abbia capito, questa squadra non può attuare il 4-3-3 che, peraltro, fa perdere una figura importante come Luis Alberto. Ora basta, umiliazioni del genere la Lazio ne ha subite tante, forse anche peggiori, ma vedere una squadra senza identità replicare la trasferta di Bologna deve far suonare il campanello d’allarme. La Lazio ha pagato a caro prezzo le assenze di Acerbi e Luiz Felipe che hanno commesso entrambi delle ingenuità colossali, Radu è impresentabile non avendo giocato un minuto e Patric è un centrale rimediato. Pure la stanchezza ci ha messo del suo perché non è un caso se il pari interno col Cagliari e le disfatte di Bologna e Verona hanno la pericolosa coincidenza di venire dopo le partite di Europa League. 
Fin qui le poche attenuanti, il resto è un problema tattico con Sarri che continua a sbattere il muso con uno schema inadatto per Milinkovic e Luis Alberto. Poi c’è Leiva in chiaro disarmo. Il grande allenatore è quello che rivede le sue idee a seconda dei calciatori di cui dispone: è arrivato il momento di inventarsi qualcosa di diverso perché la fine è sembrata scontata già dopo dieci minuti. La mancata espulsione di Veloso sullo 0-0, il gol sbagliato da Anderson sul 2-1, la traversa clamorosa di Milinkovic sul 3-1 forse potevano cambiare il corso di una sfida che l’Hellas di Tudor ha dominato. Quattro gol di Simeone, Patric e Radu irrisi dall’attaccate gialloblu, il gol di Immobile a inizio ripresa che aveva fatto sperare in un’altra rimonta. L’ingresso di Lazzari e Luis Alberto per Hysaj e Akpa Akpro ha sbilanciato la squadra e il Verona ha dilagato dopo l’illusione griffata da Ciro. Così come Cataldi e Raul Moro non hanno dato la scossa tanto per confermare la modestia di una rosa che solo un miracolo può portare in Champions League. Si sperava nell’effetto Sarri che finora si è visto a sprazzi. Mercoledì la Fiorentina di Vlahovic, sabato la trasferta di Bergamo: serve invertire la rotta perchè la rimonta di nervi con l’Inter ha fatto mettere la polvere sotto il tappeto. O si cambia, o si rischia una stagione anonima, altro che costruzione.
 

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