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Bruce Springsteen, "Only the strong survive" è il nuovo album soul

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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«La prima volta che ho ascoltato musica soul ero in cucina con mia madre. L’ascoltavo di mattina mentre mi preparavo per andare a scuola. Poi ho suonato in piccole band e i proprietari dei locali ci chiedevano di mettere in scaletta “Soul man” e “Mustang Sally”. Era fondamentale conoscere quei classici. Fin dall’adolescenza ho studiato quelle canzoni e le ho cantate intensamente». A parlare è Bruce Springsteen nell’intervista esclusiva concessa a Virgin Radio e trasmessa su virginradio.it e Virgin Radio Tv.

Il Boss parla del suo nuovo album di cover «Only the strong survive» uscito l'11 novembre e dedicato alla grande tradizione musicale statunitense a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Levi Stubbs, David Ruffin, Jimmy Ruffin, the Iceman Jerry Butler, Diana Ross, Dobie Gray e Scott Walker sono solo alcuni degli autori e interpreti a cui Springsteen ha dedicato il nuovo lavoro. Un viaggio a ritroso nel tempo attraverso i cataloghi di leggendarie etichette come Motown, Gamble and Huff e Stax. Energia e grinta sono assicurate dai fiati della E Street Horns, dagli archi di Rob Mathes e dai cori di Soozie Tyrell, Lisa Lowell, Michelle Moore, Curtis King Jr., Dennis Collins e Fonzi Thornton. Su «I forgot to be your lover» c’è anche la voce di Sam Moore. «Faccio ancora musica allo stesso modo di quando avevo 16 anni - confida Springsteen a Virgin Radio - Raccolgo tutto quello che ho, lo assorbo e cerco di farlo diventare parte di ciò che sono e di quello che faccio. Poi lo tiro fuori come dinamite sperando di riuscire a ricaricare la vita del pubblico, cambiando il suo modo di vivere, pensare, amare e vedere il mondo. La musica può fare tutte queste cose ed è questo il mio lavoro».

«Only the strong survive», «Soul days», «Nightshift», «Do I love you (indeed I do)», «The sun ain’t gonna shine anymore», «Turn back the hands of time», «When she was my girl», «Hey, western union man», «I wish it would rain», «Don’t play that song», «Any other way», «I forgot to be your lover», «7 rooms of gloom», «What becomes of the brokenhearted» e «Someday we’ll be together». Sono i brani che compongono il nuovo album registrato al Thrill Hill Recording in New Jersey e prodotto da Ron Aniello con Rob Lebret ingegnere del suono e Jon Landau produttore esecutivo. «Volevo fare un disco in cui cantare e basta. E quale musica migliore per farlo se non il repertorio americano degli anni Sessanta e Settanta? - si chiede Springsteen - Ho provato a rendere giustizia a tutti gli spettacolari autori di quella musica gloriosa. Il mio obiettivo è permettere al pubblico moderno di fare esperienza della bellezza e della gioia di quelle canzoni, così come ho fatto io fin dalla prima volta che le ho sentite».

Lo scopo principale è quello di afferrare e tirare fuori l’anima più vera del suo Paese. Quella che resiste alle sfide e alle insidie del tempo. Perché soltanto i più forti sopravvivono. E Bruce Springsteen è certamente uno di loro. «Tutte le forme d’arte hanno il potere di influenzare la società ma la musica è quella più maneggevole - conclude il Boss nell’intervista esclusiva - Se vai a vedere un film hai bisogno di due ore, se leggi un libro ti ci vorranno un paio di giorni. Ma se vuoi ascoltare una canzone dammi solo 3 minuti, è tutto quello che ti chiedo. Dammi solo 3 minuti e ti cambierò la vita». Anche questa volta il pubblico del Boss non chiede altro.
 

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