Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Franco Locatelli fa l'ultimo giapponese: sul Covid difende l'indifendibile

Gaetano Mineo
  • a
  • a
  • a

Come un soldato che continua a combattere una guerra finita da tempo, Franco Locatelli si è presentato davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid continuando a difendere l’azione di governo dell’ex premier Giuseppe Conte e del suo ministro della Salute Roberto Speranza. Una sorte di «ultimo giapponese» che però stride con il coro di mea culpa che ha caratterizzato le altre audizioni davanti alla Commissione presieduta dal senatore Marco Lisei di Fratelli d’Italia.

E così l’ex presidente del Consiglio Superiore di Sanità e del Comitato Tecnico Scientifico ha scelto la trincea dell’intransigenza che in sintesi vuol dire nessun errore, tutto giusto, tutto necessario. I resoconti stenografici delle audizioni del 6 e 9 settembre 2025, declassificati ieri, consegnano alla storia 277 pagine di un esercizio acrobatico: difendere l’indifendibile. La tesi portante della difesa di Locatelli è disarmante nella sua semplicità: il piano pandemico, congelato al 2006 e mai aggiornato, sarebbe stato inutile comunque perché progettato per l’influenza, quindi inadeguato per il coronavirus. Un ragionamento che fa a pugni con le tante dichiarazioni di altri scienziati e soprattutto con la logica della prevenzione.

Vale la pena ricordare le parole di Giuseppe Ippolito, ex consigliere del ministro Speranza, che in precedenza, davanti alla stessa Commissione, aveva chiosato: «Le decisioni le prendevano Conte e Speranza, e non gli scienziati. Noi fornivamo pareri e la politica decideva cosa farci». Ma Locatelli, arroccato nella sua posizione, sembra non voler sentire ragioni. Uno dei passaggi più agghiaccianti dell’audizione riguarda la partita di Champions League tra Atalanta e Valencia, disputata a San Siro il 19 febbraio 2020, alla vigilia dell’identificazione del primo caso ufficiale in Italia. Mentre fior di epidemiologi hanno bollato quell’evento come un moltiplicatore di contagio, una miccia che ha innescato la tragedia bergamasca, Locatelli ha difeso la scelta di non fermare il match con un’argomentazione che lascia basiti: «A parer mio, dire che quella partita non doveva essere giocata va contro le evidenze, perché avrebbe comportato ovvie conseguenze di ordine economico che non erano giustificate dal fatto che, fino a quella data, non ci era stato notificato». In altre parole: meglio rischiare la salute pubblica che danneggiare il bilancio di una società sportiva.

Poi c’è il capitolo quarantene. Locatelli, quasi en passant, ha ammesso che «all'inizio» non sono scattate «ma a seguire sì». Un dettaglio non proprio marginale. La senatrice Antonella Zedda, membro di Fratelli d'Italia nella Commissione Covid, ha demolito l'audizione di Locatelli con parole durissime: «Una delle più reticenti e illogiche, caratterizzata da risposte elusive e insensate». «Particolare grave», ha aggiunto la senatrice, «è che fino al primo caso nessuno si sia preoccupato di prevenire e anticipare la pandemia, e che successivamente non sia stata nemmeno condotta una verifica a posteriori delle azioni intraprese».
 

Dai blog