I detenuti di Rebibbia donano il Presepio della Speranza a Salvini
Da Rebibbia Nuovo Complesso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. È questo il viaggio che ha fatto un presepe ideato e costruito dai detenuti e donato al ministro Matteo Salvini.
Stamattina, venerdì 19 dicembre, una delegazione del carcere romano è stata ricevuta dal ministro. Presenti tra gli altri i due artisti Gennaro De Rosa e Mario Falanga che hanno realizzato il presepe all'interno di un mobile dell’800 ritrovato in un capannone e restaurato. Il dono è stato particolarmente apprezzato da Salvini che ha commentato: “È un’opera che celebra i valori e le tradizioni del Natale, realizzata dai detenuti dell’Istituto Penitenziario di Rebibbia e donata al nostro Ministero, a seguito della mia visita al carcere lo scorso Ferragosto. Il lavoro e la creatività possono essere una strada di riscatto e di fiducia nel domani. Un enorme GRAZIE”. Gli autori dell’opera hanno poi letto un messaggio scritto da Gianni Alemanno e Fabio Falbo per l’occasione. Lo riportiamo integralmente
Nel silenzio di queste mura, il nostro Presepe si accende come una piccola luce che sfida l'ombra, segno di una speranza ostinata, che resiste quando tutto sembra negarla.
Il mondo fuori è attraversato da venti di guerra, da divisioni e contrapposizioni che minacciano la pace, ma qui, nel cuore del reparto G8 di Rebibbia, nasce un gesto semplice e corale, un'opera che parla di
fraternità, di unità, di fede condivisa.
Le paure che ci circondano vorrebbero soffocare la voce interiore, ma noi scegliamo di trasformarle in forza, ogni incertezza diventa coraggio, ogni ferita diventa sfida. La nostra lotta quotidiana contro
l'ingiustizia e la violenza si fa preghiera, visione, cammino.
Questo Presepe è più di un simbolo, è un invito a credere che la sconfitta non ha l'ultima parola, che la speranza può nascere anche in un deserto carcerario, e che la luce di Betlemme continua a rischiarare le notti più buie.
I gradoni che salgono verso la vetta raccontano la fatica del cammino umano, ogni passo è sacrificio, ogni scalino è il peso della colpa, ma anche il desiderio di riscatto. La salita è dura, ma conduce alla luce, spezzando il caos primordiale.
Poi c'è la discesa, che non è caduta ma rinascita, l'acqua che scende dall'alto è il segno del perdono, della giustificazione, della vita che si rinnova, essa trasforma la mente, purifica l'essenza, e fa dei nostri errori un ricordo lontano. È il battesimo che ricrea, è la grazia che scorre come fiume di misericordia.
Questo Presepe, nato da un mobile scartato e buttato in un capannone, ci ricorda che nulla è rifiuto agli occhi di Dio, tutto può essere trasformato, tutto può rinascere, anche la pena, che il mondo intende
come sofferenza, qui ritrova il suo senso originario: purificazione, riedificazione morale, gioia di ricominciare. Non castigo, ma cammino verso la luce.
Il Giubileo della Speranza ci chiama a questo: aprire le porte della misericordia, anche per chi vive la privazione della libertà. Il Giubileo delle persone detenute del 14 dicembre 2025 è segno che nessuno è escluso dal disegno divino.
Immaginiamo il 2026 come un anno di vita e di sogni condivisi, dove la felicità non è utopia ma traguardo dell'anima.
Questo presepe è la chiave della vittoria, se sapremo rispettare gli impegni cristiani e sociali che esso ci affida, la luce non si spegnerà mai.
Santo Natale e Felice Anno Nuovo, fatto di traguardi dell'anima e di speranza ostinata.
Gianni Alemanno, Fabio Falbo Gennaro, De Rosa, Mario Falanga
Dai blog
Generazione AI: tra i giovani italiani ChatGPT sorpassa TikTok e Instagram
A Sanremo Conti scommette sui giovani: chi c'è nel cast
Lazio, due squilli nel deserto