Corsini: "Mortificata da ostinazione Ranucci. Mi tutelerò, inorridisco nel leggere certi messaggi"
"Sono allibita e mortificata dall'ostinazione con cui Sigfrido Ranucci continua a sostenere che fosse "fondamentale", per il diritto di cronaca, mandare in onda la mia voce. Per l'informazione pubblica, poteva essere di interesse la notizia, non certo la mia sofferenza. Invece Report ha scelto di "offrire" al pubblico il dolore di un momento intimo e privato, che nulla aggiungeva. Le dichiarazioni di Ranucci, le sue esternazioni, peraltro continue e su ogni mezzo di informazione, non fanno altro che aggiungere umiliazione ad umiliazione, perché continua ad affermare che era legittimo esporre il mio dramma con la mia voce e insinuando che il provvedimento del Garante della Privacy sia frutto di pressioni, favoritismi o peggio". Queste le parole di Federica Corsini, moglie di Gennaro Sangiuliano, che con una lunga lettera aperta ritorna sulla scelta della messa in onda dell'audio della telefonata con l'ex ministro della Cultura sulla vicenda che vede coinvolta Maria Rosaria Boccia.
"Comprendo - si legge ancora - la sua necessità di difendersi in quanto lo scorso febbraio la Procura di Roma gli ha inviato un avviso di garanzia per il reato previsto dall'art. 615 bis comma 2 (interferenze illecite nella vita privata), quale autore del servizio giornalistico andato in onda in data 08.12.2024 nel corso della trasmissione televisiva Report. Peraltro, mi chiedo se e quando Ranucci abbia comunicato alla Rai di essere indagato. Inoltre, Ranucci sapeva - già dal 14 aprile scorso - di essere sottoposto ad indagine del Garante della Privacy per effetto della mia segnalazione e che rischiava la sanzione. Quello che non capisco è perché Ranucci abbia deciso di iniziare un'inchiesta sul Garante della Privacy utilizzando la sua trasmissione, i mezzi e gli strumenti della Rai (ente pubblico) per difendere se stesso, in aperto conflitto di interessi poiché coinvolto in prima persona e peraltro senza dar conto al pubblico di Report della sostanza della sua condotta. E la Rai, se avesse saputo che Ranucci era indagato, non avrebbe dovuto consentirglielo"
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