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Caso Bova: Mille euro e un pusher per gli audio, la bomba su Monzino

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La vicenda delle chat tra Raoul Bova e la modella Martina Ceretti si arricchisce di nuovi elementi: soldi, droga e un possibile scambio illecito dietro la diffusione dei messaggi privati. Federico Monzino, l’imprenditore che ha consegnato il materiale a Fabrizio Corona — successivamente pubblicato su “Falsissimo” — avrebbe ammesso agli inquirenti di aver ricevuto in cambio ''mille euro in contanti'' e ''il numero di un pusher'' per acquistare cocaina. Un’ammissione che contrasta con la versione iniziale fornita da Monzino, secondo cui l’obiettivo era solo quello di “promuovere” l’immagine di Ceretti, sua amica.

Il caso ha preso il via l’11 luglio, quando da un’utenza spagnola — che la polizia postale ritiene riconducibile a Monzino — viene inviato un messaggio a Raoul Bova, in cui si preannuncia la pubblicazione di contenuti compromettenti, con toni chiaramente ricattatori. L’attore non si lascia intimidire e denuncia subito l’accaduto.

Oltre all’ipotesi di estorsione, le indagini ora puntano a chiarire il ruolo di Corona: si è limitato a fornire un contatto o ha avuto un coinvolgimento diretto nella cessione di droga? Gli inquirenti stanno valutando anche questo aspetto. Intanto, da un presunto favore a una giovane modella, l’intera vicenda si sta trasformando in un'inchiesta ben più ampia, dai contorni sempre più torbidi.

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