Scandalo dossier, ecco perché Cantone vuole arrestare Striano e Laudati
Arrestare i due spioni per evitare l'inquinamento delle indagini e l'insabbiamento della verità. È con questa motivazione che il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, approfondirà davanti ai tre giudici del Riesame la richiesta di domiciliari per il finanziere Pasquale Striano e l'ex pm Antonio Laudati, indagati per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto in concorso con i tre giornalisti di Domani Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine.
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Perché l'inchiesta sui presunti dossieraggi messi in atto all'Antimafia ai danni di politici del centrodestra e vip, è tutt'altro che alle fasi conclusive. Anzi, va avanti per risalire a mandati e complici. «Allo stato, dovendosi ritenere inverosimile, in ragione della quantità enorme delle informazioni illecitamente acquisite, che Striano abbia potuto operare per compiacere Tizian o altri giornalisti, sono in corso accertamenti ulteriori finalizzati a comprendere, laddove possibile, per conto di chi Striano abbia potuto agire», si legge nell'atto con il quale Cantone, a luglio scorso, ha chiesto al gip di Perugia di disporre i domiciliari per il finanziere, sulla base della sussistenza del pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove, esigenza, quest'ultima, ravvisata anche per Laudati. Il giudice per le indagini preliminari, sebbene abbia sposato in toto l'impianto accusatorio e riconosciuto i gravi e plurimi indizi di colpevolezza, non aveva ritenuto necessaria l'ordinanza di misura cautelare, motivando il rigetto con il fatto che Striano è stato defenestrato dal gruppo Sos della Dna e Laudati è in pensione. Eppure, per la Procura, i due indagati, in particolar modo il finanziere, rappresentano un pericolo per le indagini. E oggi delineerà al Riesame le circostanze per le quali Striano e Laudati devono essere arrestati.
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La posizione più grave è quella del finanziere, il cui «tentativo di inquinare le prove si era di fatto già verificato con la produzione, in sede di interrogatorio presso la Procura di Roma, della memoria poi rivelatasi posticcia», che sarebbe stata scritta da Tizian e Vergine per salvare la loro fonte e nascondere l'ampiezza del sistema. Una condotta che si sarebbe protratta con la fuga di notizie, quando Striano «si è legittimamente avvalso della facoltà di non rispondere ma, cosa assai grave e che rende attuale e concreto il pericolo di inquinamento probatorio, lo stesso ha incontrato e/o provato a contattare altri indagati, ha inviato l'invito contenente le imputazioni a giornalisti, ha rilasciato dichiarazioni a giornalisti e ha rilasciato un'intervista al programma televisivo Le Iene», scrive Cantone. Il quale riporta gli incontri con alcuni coindagati e lo scambio con i cronisti, tra cui i vocali con Antonio Massari, del Fatto quotidiano, al quale rivela: «Mi fu detto qualche giorno fa: "Guarda Pasquale, c'è anche Magistratura Democratica contro Cantone"».
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Per la Procura, inoltre, c'è il pericolo di reiterazione del reato, visto che Striano, sebbene non sia più al gruppo Sos, è ancora in servizio, e «soprattutto alla luce delle articolare relazioni che lo stesso ha dimostrato di avere e tali per cui non è possibile escludere che egli possa operare anche tramite soggetti terzi», si legge. Un rischio che sarebbe rafforzato dal fatto che, per gli inquirenti, gli accessi abusivi alle banche dati non si sarebbero fermati neppure di fronte agli avvisi di garanzia, motivo per il quale gli approfondimenti si concentrano sulla ricerca degli «altri Striano». In relazione a Laudati, il pericolo di inquinamento riguarda una sorta di interesse a carpire l'andamento dell'inchiesta con alcuni colleghi e l'invio di decine di mail, contenenti un tentativo di difesa ritenuta falsa, a un elenco di contatti, tra alti funzionari, politici e 007. Oggi gli avvocati tenteranno di convincere il Riesame a lasciare liberi i due indagati.