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Saman Abbas, la triste fine "non è dovuta a un matrimonio combinato". Cosa emerge

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"L’istruttoria e la dialettica processuale hanno consentito di chiarire che Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta a un matrimonio combinato/forzato". È quanto si legge nelle 612 pagine delle motivazioni della sentenza del processo per la morte della 18enne di origini pachistane, scomparsa nella primavera 2021 e trovata senza vita un anno e mezzo dopo, per il cui omicidio genitori sono stati condannati all’ergastolo e lo zio a 14 anni. Si tratta, chiarisce la Corte, di un "elemento che nulla toglie e aggiunge alla gravità del fatto" ma di "una verità che la Corte è tenuta a rilevare". Secondo i giudici, "diversi elementi concorrono a escludere che il movente dell’omicidio sia connesso al matrimonio che la Corte ritiene combinato e non forzato".

 

 

Il "dato acquisito" del fidanzamento, avvenuto in Pakistan nel dicembre 2019 e documentato da "numerose foto" della stessa ragazza durante i festeggiamenti non sono seguiti da "chat o conversazioni" tra i due. Saman, scrivono i giudici, ne fa cenno con Saqib Ayub, il ragazzo che la giovane ha iniziato a frequentare dopo averlo conosciuto sui social e che raggiungerà in Belgio sei mesi dopo il fidanzamento. A far scattare l’ omicidio non è - secondo i giudici - il no al matrimonio ma la scoperta, da parte dei genitori "a causa anche delle videoregistrazioni delle chat effettuate da Haider" che "è ancora in corso la relazione con Saqib" e "che la figlia sta progettando di fuggire nuovamente". "Ciò che contava" per la famiglia della giovane "era dissuaderla dall’andare nuovamente via di casa, non con chi si sposasse". Per la Corte è la fuga la chiave del movente, comportamento ritenuto "grave per la loro cultura". Dall’istruttoria è emerso che il "nucleo familiare" di Saman Abbas era "certamente chiuso in se stesso, legato a retaggi e tradizioni propri del Paese d’origine e del tutto impermeabile alla realtà esterna" ma anche che "prima del tragico epilogo" lo stesso nucleo "non aveva mai manifestato dati esterni allarmanti, condotte violente, intimidatorie o di altro tipo".

 

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