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Dossier, la verità di Pasquale Striano: "Ho agito su ordine dei pm"

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Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone l'ha indicato come autore di ricerche dai "numeri mostruosi". In questi giorni il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano è al centro dell'attenzione per il caso dossieraggio. La Procura di Perugia gli contesta accessi abusivi e le rivelazioni di segreto e a lui dedica un articolo La Verità nell'edizione del 16 marzo. A La Verità il finanziere spiega quali fossero i numeri della sua attività: «Non hanno capito nulla dei numeri che hanno dato - è riportato nell'articolo - non sanno quali fossero le procedure, non sanno nulla. Io di segnalazioni di operazioni sospette non ne ho visionate 4.000, come dicono loro, ne ho visionate 40.000. Era il mio lavoro. Io ero una persona super professionale che acquisiva notizie a destra e a sinistra. Lo ammetto, anche con metodi non sempre ortodossi».

 

 

 

Striano sottolinea che l'input per le indagini veniva dagli stessi procuratori. «Io ho fatto tre appunti su Berlusconi. Tre o quattro. Mi sono stati tutti chiesti. E non dai giornalisti. Non li ho fatti perché ho letto gli articoli del Domani. Li ho realizzati perché me li chiedeva il procuratore». Striano si riferisce alla Procura Nazionale Antimafia che indagava su singoli personaggi o sospetti di reato. «Ho fatto tutto per amor di giustizia - prosegue il finanziere su La Verità - La polizia giudiziaria, a certi livelli, acquisisce notizie ovunque e dà pure qualcosa in cambio". Infine Pasquale Striano spiega anche che il suo metodo di lavoro non prevedeva neppure un'autorizzazione preventiva. «Ma ci sono tante cose che mi sono state chieste espressamente. Non mi metto a fare i conti della serva. Io spiegherò quale fosse il mio metodo. Poi il giudice, magari, mi dirà: “Non lo dovevi fare”. Allora io risponderò: “Ma io non dovevo chiedere un’autorizzazione a monte. E comunque i miei risultati arrivavano con questo metodo di lavoro”».

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