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Prima alla Scala, applausi per Segre. Urlo "no al fascismo", Salvini: è nel posto sbagliato

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Tante personalità, come di consueto, alla Prima della Scala di Milano nel giorno di Sant'Ambrogio per il Don Carlo di Giuseppe Verdi, diretto da Riccardo Chailly. Tra i primi ospiti ad arrivare al teatro c'è stato Matteo Salvini, vicepremier e ministro, accompagnato dalla compagna Francesca Verdini. Sfilata di autorità con il sindaco Giuseppe Sala, con la compagna Chiara Bazoli, il governatore Attilio Fontana, il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Con il sindaco è arrivata anche la senatrice a vita Liliana Segre, a cui è stato assegnato il posto centrale nel palco reale ed è stata ccolta dagli applausi.  "Sono da sempre un'amante della lirica, sono un'abbonata da tanti anni alla Scala e ho cominciato dal loggione. Questo è un punto da ricordare", ha detto. Alla Scala c'eran anche il ministro Elisabetta Casellati, le cantanti Ornella Vanoni e Patti Smith e molte altre personalità. Tanti hanno scelto di idsossare un capo o un accessorio rosso, contro la violenza sulle donne. Fuori dal teatro la solita protesta dei centri sociali, quest'anno contro Israele e in sostegno della Palestina. 

 

Un piccolo fuori programma, in due "atti", ha preceduto e seguito l'esecutivo dell'Inno nazionale. Due grida isolate: "No al fascismo" e "Viva l’Italia antifascista" sono state lanciate dal loggione della Scala. "Il Don Carlo di Verdi è un’opera bellissima ma se uno viene a sbraitare alla Scala o a fischiare agli Ambrogini ha un problema", ha detto Salvini, "è nel posto sbagliato alla Scala si ascolta e non si urla". "Vince La musica, vince la Scala su tutto", ha detto il presidente della Regione Lombardia Fontana.

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