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Angelo Becciu, “un processo medioevale”. Tam tam nei corridoi del Vaticano

Gianfranco Ferroni
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Spifferi vaticani: nei sacri palazzi si parla solo di quello che è stato definito come “un processo medioevale”. Ovvero, quello dedicato alla storia del “palazzo di Londra”, tra gli imputati, oltre al cardinale Angelo Becciu, finanzieri, broker e consulenti. Tra questi Enrico Crasso: le cronache papaline raccontano che il suo legale, Luigi Panella, prendendo la parola, ha chiesto l’azzeramento del dibattimento. Il procedimento violerebbe sia la legge fondamentale della Città del Vaticano sia le regole alla base del giusto processo. Da qui il riferimento ai secoli bui, con una citazione che addirittura evoca Canossa, “teorizzando la potestà assoluta del Papa il promotore di giustizia ci riporta al 1075”.

 

 

Inevitabile il commento del popolo dei fedeli: mentre il pontefice cerca di guardare stabilmente alla modernità, con aperture che non tengono conto di orientamenti sessuali o dello stato civile, la sua procura fa di tutto per apparire ancorata ai tempi della Santa Inquisizione. Altro aspetto sostenuto da Panella, la gravità di dire, “come ha fatto la parte civile Segreteria di Stato, che grazie al cardinale Angelo Becciu siano entrati i mercanti nel Tempio. Invece in Segreteria di Stato c'è la prova che, con l'arrivo di Becciu come sostituto, non c'è stato alcun cambiamento nelle strategie degli investimenti rispetto a prima, quando si mettevano soldi ugualmente in fondi internazionali”.

 

 

Sempre secondo l'avvocato, anche il fatto di essere ricorsi nel 2012 all'operazione di credito Lombard (che doveva servire a reperire le risorse per il progetto petrolifero in Angola, poi finite invece nel palazzo di Londra) “è stata un'ottima soluzione per la Segreteria di Stato, che ha fruttato 16 milioni di sterline di plusvalenze”.

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