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Benzina, rischio stangata: "Con nuove sanzioni all'Iran petrolio alle stelle"

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Una guerra che, come dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, rischia di avere ricadute pesanti sui Paesi europei dal punto di vista economico. «È ancora presto» per capire le possibili ripercussioni sui mercati energetici della crisi in Medio Oriente, «molto dipenderà dalla questione Iran che resta un enorme punto interrogativo. Bisognerà guardare quello che succederà nei prossimi giorni». Ad affermarlo è Simone Tagliapietra, senior fellow del think tank Bruegel e docente dell’Università Cattolica di Milano. L’impatto principale del conflitto in Israele - spiega all’Adnkronos - «è soprattutto sul petrolio perché l’aumento del prezzo del gas di oggi non è dovuto alla situazione in Medio Oriente ma piuttosto al calo di pressione nel gasdotto offshore Balticconector» tra Finlandia ed Estonia. «La perdita del gasdotto ha sollevato l’ansia nei trader che temono che possa verificarsi nuovamente una situazione simile a quella del Nord Stream», osserva Tagliapietra.

 

Per quanto riguarda l’andamento del petrolio, invece, sottolinea l’economista, «bisogna guardare a due aspetti: non c’è un impatto diretto visto che Israele non è produttore di petrolio. Il rialzo del prezzo è dovuto alla paura dei trader che ci possa essere l’Iran dietro l’attacco di Hamas. Se dovesse essere verificato il ruolo di Teheran ci potrebbero essere implicazioni importanti». Dal 2018, rileva Tagliapietra, «gli Stati Uniti hanno rimesso le sanzioni sul petrolio iraniano. Ma dalla fine dell’anno scorso Washington ha allentato le sanzioni perché il presidente Joe Biden era orientato a tenere basso il prezzo del greggio e a spingere per il rilascio dei cittadini Usa accusati di spionaggio da parte di Teheran. E questo ha permesso all’Iran di esportare sempre più greggio raggiungendo circa 700 mila barili al giorno».

«È proprio a questo volume che stanno guardando i trader. Se ora gli Stati Uniti dovessero rafforzare le sanzioni si rischierebbe un calo dell’export iraniano e di conseguenza il prezzo del petrolio potrebbe salire oltre i 100 dollari al barile». Ma comunque, aggiunge l’economista, «bisognerà guardare anche all’atteggiamento dell’Arabia Saudita che potrebbe controbilanciare l’eventuale riduzione delle esportazioni iraniane oppure no». Insomma, lo scacchiere geopolitico e quelle delle materie prime energetiche si sovrappongono in un contesto internazionale che dopo la guerra in Ucraina diventa ancora più delicato. 

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