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Un'altra verità sulla strage di Bologna e l'opposizione lincia De Angelis

Gianni Di Capua
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 Il nuovo obiettivo della polemica a sinistra è Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio e «colpevole» di aver pubblicato un post sul suo profilo Face book nel quale scrive - tesi che sostiene da tempo -che Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, tutti e tre esponenti dei Nar, il gruppo di estrema destra, condannati in via definitiva, non c’entrano alcunchè con la strage di Bologna. Un post dopo il quale è stato letteralmente «assaltato» dalla sinistra.

«Come ogni libero cittadino di questa Nazione - ha replicato De Angelis - ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio. Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso». Il fratello Nanni venne arrestato subito dopo l’attentato, grazie a una soffiata di uno degli assassini del Circeo, Angelo Izzo, e morì in carcere. Poi venne dimostrata la sua innocenza. Un caso che ha investito il presidente della Regione, Francesco Rocca. E mentre nel centro destra si fa notare che De Angelis non è iscritto a Fratelli d’Italia, né ad altri partiti di maggioranza e che ricopre un incarico di fiducia cui è arrivato dopo una collaborazione con Rocca negli anni in cui guidava la Croce rossa italiana, il governatore ha diffuso una nota in cui parla della strage di Bologna come di una pagina della storia «dolorosa e segnata da presenze e ombre inquietanti», una «ferita ancora aperta per il nostro Paese», rinnovando la sua «solidarietà» ai familiari delle vittime e precisando che De Angelis si è espresso «a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente e nella quale ha perso affetti importanti».

 

Il riferimento è al fratello, Nanni, militante di Terza generazione, morto in carcere. De Angelis, ha precisato poi Rocca, svolge «un ruolo tecnico» in Regione, per il quale è stato scelto «vista la sua pluriennale esperienza professionale e che non ha nulla a che fare con l’indirizzo politico dell’istituzione che mi onoro di rappresentare». Il governatore si è riservato, quindi, di «valutare con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato». Ma le opposizioni non ci stanno a relegare le dichiarazioni di De Angelis a un caso che riguarda solo la giunta regionale del Lazio. Ed è Elly Schlein a scendere in campo per chiedere un intervento diretto di Giorgia Meloni. Le parole di De Angelis sulla strage di Bologna sono «ignobili», attaccala segretaria del Pd, «se non riescono a farlo i vertici della Regione sia la presidente del Consiglio a prendere provvedimenti immediati». Dello stesso avviso il Movimento 5 stelle, che con il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, respinge le «parole vergognose e inaccettabili» con cui de Angelis «prova ad assolvere personaggi già condannati».

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