Il mistero dei 400 intercettati senza autorizzazione: il Copasir vuole fare luce

Luigi Bisignani

Caro direttore, ora è ufficiale: sulle intercettazioni anche in Italia va in onda «Le vite degli altri», il film tedesco che ripercorreva i tempi sinistri della «Stasi», la famigerata polizia segreta di Berlino Est. Ma un reality analogo sembrerebbe si giri ora nel cuore di Roma, nel palazzo di San Macuto, sede del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza presieduto dall’ex ministro della difesa Lorenzo Guerini. Attore protagonista: Eugenio Santagata. Ex ufficiale dell’esercito, cresciuto tra la Nunziatella e l’Accademia di Modena, formatosi professionalmente in Elettronica spa, azienda controllata dalla famiglia Benigni, Leonardo e Thales, leader mondiale nei sistemi di difesa. Adesso è in Tim, dove ricopre ruoli molto delicati e che potrebbero apparire in antitesi, se non in conflitto tra loro: Chief Public Affairs ma anche Security Officer, AD di Telsy SpA - eccellenza nella Cybersecurity- oltre ad essere «national champion» per la Quantum Key Distribution, azienda attiva nel settore delle comunicazioni quantistiche. E come se non bastasse, dirigente delegato per la «golden power» di Sparkle. In tutto questo dedalo di incarichi, tra i suoi collaboratori di fiducia può contare anche sulla neo promossa Alma Fazzolari, sorella del più celebre Giovanbattista, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e considerato ormai «il Giavazzi» della Meloni.

 

Santagata è oramai diventato un’autorità in materia, vanta un rapporto personale con il capo dell’Aise Gianni Caravelli e con il capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi. Quest’ultimo, da sempre vicino ad ambienti «sensibili» d'oltreoceano, è stato uno tra i maggiori sostenitori del fondo americano Kkr, che recentemente ha ottenuto l’esclusiva dal Cda di Tim con un’offerta - non vincolante per 21 miliardi di euro - relativa all'acquisto di Netco, la newco che raggrupperà gli asset e le attività relative alla rete fissa di Tim FiberCop e Sparkle comprese. Il tutto nell’indifferenza totale dei Ministeri competenti, il Mef di Giancarlo Giorgetti, il Mimit (ex Mise) di Adolfo Urso, e pure della Cdp di Dario Scannapieco.

Ebbene, l’integerrimo ex ufficiale dell’esercito, che sfreccia per Roma con tanto di lampeggiante, si è presentato nelle ultime settimane al Copasir per ben tre volte nelle sue varie vesti. Ad accendere l’interesse del Copasir sono state le rivelazioni di Paolo Madron che nel libro scritto assieme «I potenti al tempo di Giorgia», denuncia che circa 400 nominativi potrebbero essere stati spiati con annessa attività di dossieraggio. Argomento ripreso da Matteo Renzi e che anche Guerini ha raccolto avviando un’indagine conoscitiva con i principali operatori interessati alle attività di «ascolto».

 

La prima e più clamorosa audizione di Santagata si è svolta il 20 giugno alle ore 12, (le altre il 27 e il 28). Secondo quanto ha potuto accertare Madron da alcuni Commissari che hanno preteso l’anonimato, il manager non solo ha riferito che tra le attività istituzionali del suo Gruppo c’è la possibilità di ascolto delle utenze voce ed etere di nominativi internazionali utili per la sicurezza nazionale, ma anche di ignari cittadini italiani. «Ascolti» tecnicamente possibili anche utilizzando WhatsApp, Signal e altre applicazioni di telecomunicazione e messaggistica. Come se non bastasse, a seconda dell’interesse delle conversazioni captate, con possibilità di allargare gli ascolti anche ad altre utenze, il cosiddetto sistema «a strascico» attraverso il metodo che gli operatori preposti chiamano, «la doppietta», pare perché sono due cavi che si sovrappongono.

Ma di cosa si è trattato? Di un avvertimento per dire che tutti possono essere intercettati e monitorati? Di una smargiassata? Alle autorità competenti, in primis il Copasir, il compito ora di accertarlo. Tra i vari commissari - tra i quali Donzelli, Ronzulli, i due Borghi, Rosato, Rossi - il più stizzito è apparso, incredibilmente, Roberto Scarpinato, oggi grillino ma per anni implacabile magistrato della procura di Palermo protagonista della famosa «Trattativa Stato-mafia». Finora nulla di più ha potuto accertare Madron e neppure cosa hanno detto in proposito Pietro Labriola, brillante e scaltro Ad di Tim, e la fascinosa e competente Elisabetta Belloni, direttore del Dis, entrambi auditi successivamente.

Santagata ha aperto un mondo ai commissari che ora si pongono molteplici domande. Il Governo e soprattutto la magistratura sono state messe al corrente di questa attività palesata dal capo della sicurezza di Tim? Dopo l’uscita del nostro libro, rompendo l’usuale silenzio, attraverso una dichiarazione ufficiale il sottosegretario Mantovano, con delega alla sicurezza, ha detto testualmente: «Dal momento dell’insediamento di questo Governo non ho mai autorizzato, quale Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, alcuna forma di intercettazione a carico di esponenti politici o di giornalisti». Ma l’altro sottosegretario alla presidenza, Fazzolari e il capo di gabinetto Caputi, ne sanno invece di più? E soprattutto un uomo delle Istituzioni come il Presidente di Tim Salvatore Rossi e il suo Cda erano al corrente di questa delicata attività o ne chiederanno conto? Ai posteri l’ardua sentenza, possibilmente senza essere prima intercettata!